Il ritiro di Jannik Sinner durante il Masters 1000 di Shanghai ha acceso un dibattito acceso sulle condizioni estreme in cui si disputano i tornei del circuito ATP. L’altoatesino, piegato da crampi e costretto a usare la racchetta come sostegno, ha evidenziato i limiti fisici imposti dal caldo opprimente e dall’elevata umidità. Adriano Panatta, intervenuto a commentare l’episodio, ha sottolineato che non si è trattato di una sconfitta sportiva, ma di un problema fisico.
Le parole dell’ex campione del Roland Garros 1976 hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di ripensare la gestione dei tornei, mettendo al primo posto la sicurezza degli atleti.
Shanghai 2025: un Masters 1000 da sopravvivenza e il ritiro di Sinner
Il Masters 1000 di Shanghai si è trasformato in una vera prova di resistenza per i tennisti, con condizioni climatiche estreme che hanno messo a dura prova anche i campioni più preparati. Marton Fucsovics è svenuto, Taylor Fritz e Giovanni Mpetshi Perricard hanno accusato malori, mentre Facundo Comesana e Novak Djokovic hanno sofferto giramenti di testa.
Il caso più emblematico è stato quello di Jannik Sinner, costretto al ritiro durante il terzo set contro Tallon Griekspoor a causa di crampi violenti, tanto da dover usare la racchetta come sostegno per non cadere. Le immagini dell’altoatesino piegato dal dolore hanno fatto rapidamente il giro del mondo, accendendo il dibattito sulle condizioni di sicurezza dei tornei.
Gli organizzatori hanno riportato temperature vicine ai 37 gradi con un’umidità del 95% e un livello di inquinamento dell’84%, considerato “malsano”, rendendo lo sforzo fisico dei giocatori quasi impossibile.
Perché Sinner si è ritirato a Shanghai? Panatta svela cos’è successo davvero
Secondo Adriano Panatta, intervenuto a Domenica Sportiva su Rai 2, la sconfitta di Sinner non è stata una questione tecnica, bensì fisica, determinata dal clima estremo: “Non perde quasi mai e arriva sempre in finale, ma questa volta non ha perso contro l’avversario, bensì contro un problema fisico naturale, perché le condizioni di gioco a Shanghai erano brutali”, ha spiegato l’ex campione del Roland Garros 1976.
L’ex atleta ha evidenziato come l’intero tabellone fosse stato colpito dalle condizioni proibitive:
“Ci sono stati ritiri, svenimenti, malori. In queste condizioni è sconsigliata qualsiasi attività sportiva, figuriamoci una partita di tre ore”.
L’episodio di Shanghai ha riaperto il tema della gestione dei tornei e della tutela della salute degli atleti. Panatta ha invitato il circuito a riflettere sul tour de force imposto ai giocatori: ha sottolineato che il calendario contemporaneo obbliga i top player a spostarsi rapidamente tra tornei di altissimo livello, spesso con pochissimi giorni di recupero, come nel caso di Sinner tra Pechino, Shanghai e la successiva esibizione a Riad. L’ex campione ha aggiunto che certe scelte, guidate da classifica e sponsor, mettono a rischio il benessere fisico:
“È logico che i giocatori si lamentino, ma non si può ignorare che certe condizioni mettono a rischio la salute. Bisogna ripensare la gestione dei tornei e mettere al primo posto la sicurezza”.