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Suicidi tra i giovani: un fenomeno sempre più preoccupante

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La notizia del suicidio di una studentessa di 19 anni nella sua Università ha sconvolto. I dati sui suicidi tra i giovani sono sempre più allarmanti.

La terribile notizia del suicidio di una studentessa di 19 anni nel bagno dell’Università Iulm ha riaperto il dibattito sull’allarme dei suicidi tra i giovani. Un fenomeno che diventa sempre più preoccupante, soprattutto da due anni a questa parte.

Suicidi tra i giovani: un fenomeno sempre più preoccupante

La notizia della 19enne che si è tolta la vita nel bagno dell’Università Iulm ha riacceso l’attenzione sull’allarme suicidi tra i giovani. La giovane ha lasciato un biglietto in cui chiedeva scusa per i suoi fallimenti. Un gesto che riapre un dibattito che riguarda anche le aspettative che spesso pesano troppo sui ragazzi, come dimostrano i gesti estremi associati a finti esami o a falsi annunci di laurea. Al di là dei motivi che spingono troppo spesso i giovani a compiere un gesto estremo, è evidente che il fenomeno sta diventando sempre più allarmante. Un report dell’Osservatorio suicidi della Fondazione Brf – Istituto per la ricerca in psichiatria e neuroscienze, diffuso lo scorso settembre, ha riportato numeri decisamente preoccupanti. In Italia ogni 16 ore una persona si toglie la vita, un’altra tenta di farlo ogni 14 ore. Il dato più allarmante riguarda i più giovani, tra i quali si verifica un suicidio al giorno. Da gennaio ad agosto 2022, in Italia ci sono stati 351 suicidi e 391 tentativi di suicidio.

Allarme suicidi tra i più giovani: l’80% sono bambine e ragazze

L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha riferito che negli ultimi 10 anni si è verificata una forte crescita degli accessi al pronto soccorso per comportamenti suicidari da parte dei più giovani. I numeri sono aumentati in modo allarmante nei due anni di pandemia, con un aumento del 75% rispetto al biennio precedente per quanto riguarda i tentativi di suicidio e del 60% per gli atti di autolesionismo. Più dell’80% dei tentativi di suicidio coinvolge bambine e ragazze, con un’età media di 15 anni, ma il più giovane ha 9 anni. La pandemia Covid e le conseguenti restrizioni, come spiegato dall’ospedale, hanno avuto un impatto devastante sui più giovani e le richieste di aiuto sono aumentate in maniera esponenziale. Il numero dei suicidi tra i giovani continua a crescere ed è sicuramente un aspetto che non deve essere sottovalutato.

Allarme suicidi tra i più giovani: l’aumento di ansia e depressione

Aumento significativo anche per le consulenze neuropsichiatriche. Sono aumentate di quasi 40 volte le consulenze effettuate in urgenza per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e comportamenti autolesionisti nei giovani tra i 9 e i 17 anni, come riportato dal Bambino Gesù di Roma. Stefano Vicari, ordinario di Neuropsichiatria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Direttore della UO di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambino Gesù, ha sottolineato che l’ansia e la depressione sono aumentate in modo significativo tra bambini e adolescenti. La pandemia ha accentuato notevolmente questi disagi, con comportamenti autolesivi e ideazione e tentativi di suicidio.

Suicidi tra i giovani: il peso della società

I numeri rivelati sono davvero impressionanti ed è per questo che dovrebbe esserci tempestivo l’intervento di chi dovrebbe occuparsi di trovare soluzioni per far fronte a questi disagi, che spesso sono scatenati da una società che non tollera il fallimento, basata sulla competizione, sulla costante ricerca del successo e di una perfezione che non esiste nella realtà. Il peso di una società che arriva a bullizzare chi non è in grado di raggiungere standard e aspettative eccessive è sempre più forte sulle spalle dei più giovani. L’apparenza purtroppo inganna e in questi anni si è basata completamente su standard di perfezione irraggiungibili, che non fanno altro che aumentare i disagi, le angosce e la frustrazione. Vengono spesso raccontate storie che spingono i giovani a pensare che per essere accettati devono per forza raggiungere degli obiettivi che a volte sono troppo alti. Non viene più insegnato a rialzarsi dopo una caduta, ad accettare i fallimenti che chiunque affronta nella vita, perché questa società è troppo critica, competitiva e pressante. E i giovani, che vivono un periodo molto delicato, accentuato dagli anni della pandemia, fatti di restrizioni e solitudine, spesso si ritrovano ad essere delusi da se stessi, frustrati per non aver raggiunto un ideale quasi sempre surreale, senza più avere la consapevolezza che la perfezione non esiste e che dai propri fallimenti si può imparare. Questo li porta a sentirsi inadeguati, mentre la loro fragilità scava dei vuoti insormontabili, dovuti alla forte pressione psicologica che subiscono ogni giorno. Ed è proprio per questo che bisogna cambiare qualcosa alla base, trovare delle soluzioni tempestive e ridonare ai giovani la possibilità di essere se stessi, di fallire e di ricominciare, senza timore.