Nuova scoperta nella medicina. Neuroscienziati e medici del Centro di Medicina del sonno dell’Ospedale Molinette di Torino dimostrano per la prima volta il legame tra l’Alzheimer e i disturbi del sonno. Prendersi cura del sonno profondo potrebbe prevenire o rallentare l’insorgenza della malattia.
L’importanza del sonno profondo
Insieme ai neuroscienziati dell’Università di Torino e dell’Istituto NICO Cavalieri Ottolenghi, i medici torinesi hanno dimostrato un legame diretto tra scarsa qualità del sonno e insorgenza dell’Alzheimer. Tra le più diffuse malattie neurodegenerative, chi è affetto da Alzheimer potrebbe risentire maggiormente della malattia a causa del cosiddetto «sonno frammentato», ovvero quelle interruzioni (dovute a insonnia, apnee, russamento, sindrome delle gambe senza riposo ecc.) che disturbano la fase di sonno profondo.
Sonno frammentato, le conseguenze
Un sonno troppo frammentato manda in tilt il sistema glinfatico, che non riesce più a smaltire neurotossine come la proteina beta-amiloide, che va a compromettere di conseguenza le funzioni cognitive. In chi è predisposto all’Alzheimer, il sonno frammentato facilita l’insorgere della demenza senile. In soggetti già malati, invece, accelera e aggrava la malattia. Stando pertanto ai risultati emersi dagli ultimi studi dei medici suddetti, curare il sonno profondo diventa così un’importante mezzo di prevenzione e guarigione contro la demenza senile.