Si riaffaccia l’incubo della cimice asiatica in Emilia Romagna? Dopo due anni di tregua apparente, il piccolo insetto tornato a infestare i frutteti e a far tremare di nuovo gli agricoltori…
Cimice asiatica, danni e ristori per gli agricoltori
Sembrava una storia chiusa. O almeno, archiviata tra le tante emergenze agricole di cui si parla solo d’estate.
E invece eccola di nuovo, la cimice asiatica – Halyomorpha halys, per chi la conosce dal punto di vista scientifico – marrone, fastidiosa per alcuni ma silenziosa. È tornata a colpire duro, nei frutteti di Modena, nelle campagne di Ferrara, ma anche tra i campi di mais.
«Solo nella nostra regione sono stati dati 10 milioni di ristori e indennizzi per gli agricoltori: nel 2025, dopo due anni di miglioramento, la situazione è tornata a peggiorare», ha spiegato l’assessore all’Agricoltura Alessio Mammi, durante la sua risposta in Aula all’interrogazione presentata dalla consigliera di Fratelli d’Italia Annalisa Arletti. Una dichiarazione che pesa come un bollettino di guerra. «Stiamo portando avanti ricerche, anche in collaborazione con gli Stati Uniti, per trovare una soluzione», ha aggiunto Mammi, ricordando che “l’Emilia-Romagna si trova nella stessa situazione di regioni come il Veneto”.
Il tono dell’assessore è prudente, giustamente. Al contempo, le cifre raccontano una realtà piuttosto amara. Gli agricoltori, riporta l’interrogazione della consigliera di Fratelli d’Italia Annalisa Arletti, parlano di raccolti dimezzati, di frutti deformati, di stagioni perse, come riporta Il Resto del Carlino. In alcune aziende, si legge nel documento presentato in Assemblea legislativa, la perdita avrebbe toccato “oltre il 70% del raccolto”, soprattutto per le pere Abate, simbolo di questa terra. E intanto la cimice sembra purtroppo avanzare, in silenzio, protetta da un clima sempre più mite che le regala nuove stagioni di sopravvivenza.
Cimice asiatica, una minaccia che non se ne va
La storia che riguarderebbe la cimice asiatica, in realtà, sembra partire da lontano, a un settembre del 2012, quando in provincia di Modena venne individuato il primo esemplare in Italia, studiato poi dall’Università di Modena e Reggio Emilia. Un insetto arrivato da Cina, Giappone e Taiwan, forse nascosto in un carico di merci, e da allora mai più andato via.
«È dannosa per oltre cento tipi di piante da frutteto, con predilezione per le rosacee – melo, pero e pesco – e per colture come soia e mais», ha spiegato in Aula la consigliera Arletti, citando anche l’allarme lanciato dalle aziende agricole locali. E ha aggiunto un dettaglio inquietante: “Negli ultimi tempi la cimice ha iniziato ad attaccare anche i vitigni, con gravi conseguenze per la produzione vinicola”.
L’insetto punge, letteralmente. Si nutre della linfa dei frutti, lasciando cicatrici, macchie necrotiche e deformazioni. I prodotti diventano invendibili, “fuori mercato” come dicono i produttori. E poi c’è un altro aspetto, meno noto ma altrettanto fastidioso: in inverno la cimice asiatica cerca rifugio nelle case, nei sottotetti, nei magazzini, qui sembra poter trovare il clima che cerca.
Gli esperti cosa dicono? Parlano di un equilibrio fragile, all’effettivo di un ecosistema che la globalizzazione ha reso più vulnerabile. Ma dietro le parole tecniche ci sono le mani callose di chi lavora nei campi, ogni giorno, e guarda il cielo sperando che l’anno prossimo sia diverso.