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Treviso, minacce e insulti sporcano la campagna elettorale

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Minacce e insulti social, finisce nella bufera la campagna elettorale a Treviso.

Volano minacce e offese nella campagna elettorale di Treviso. Il tutto tramite social: i candidati del Terzo polo presi di mira da un candidato della coalizione civica avversaria. Non si escludono denunce, mentre le elezioni prendono una brutta piega.

Minacce via social: la campagna elettorale di Treviso finisce nella bufera

Sappiamo tutti dove hai preso casa. E un giorno ti faccio una sorpresa a te e famiglia“, e ancora: “La prossima volta che mi censura, la foto profilo della sua famigliola sarà visibile in epigrafe

Sono questi i messaggi inviati all’indirizzo di Nicolò Rocco e Giacomo Bruscagin, rispettivamente candidato sindaco e consigliere del Terzo Polo, da parte del candidato consigliere comunale Francesco Cancian, inserito nella Coalizione civica per Treviso.

Cancian, inserito nel gruppo che fa riferimento a Gigi Calesso, supporta la candidatura a sindaco di Giorgio De Nardi. Proprio a questi due si sono rivolti le vittime delle minacce: “Sono cose inaccettabili. Chiediamo a De Nardi e Calesso di prendere in mano la questione. Se fosse candidato con noi, sarebbe già depennato. Chiederei alle persone di non votarlo, scusandomi per aver sbagliato le mie valutazioni. Per il resto, vedremo come muoverci” scrive Rocco.

Tutto è partito da un post in cui Rocco, in cui il candidato sindaco proponeva l’intitolazione della nuova cittadella della salute alla famiglia Busnello, sotto cui è comparso un commento di Cancian.

Già questo è inaccettabile – sottolinea Rocco – Da una persone che si candida con la sinistra, tra l’altro, ci si aspetta un minimo di rispetto su questi temi“. Cancian ha cancellato il commento, ma il danno era ormai fatto. C’è stato un giro di telefonate per cercare di aggiustare il tutto, ma non è bastato.

Il messaggio di ‘scuse’ di Cancian

Cancian ha scritto un messaggio di scuse, peggiorando però la situazione: “Mi scuso con Rocco e Bruscagin per le parole che ho usato nei loro confronti. Non volevo né mancare di rispetto né tanto meno minacciare qualcuno. Mi rendo conto di avere usato espressione sbagliate e garantisco di non ripetere. Anche perché non è da me perdere tempo con dei subumani“.