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Negli Usa Il socialismo non è più un tabù in politica

Il socialismo made in US

I socialisti crescono in tutti i distretti e la vecchia establishment non è in grado di arginare il fenomeno che sembra essere ormai irreversibile.

Nel 2016 la vittoria alle elezioni presidenziali di Donald Trump negli Stati Uniti ha cambiato il vocabolario della scena politica statunitense. La parola “socialismo” sembrava essere un tabù permanente nella società americana, tanto che i pochi comunisti presenti nello Stato nel passato vennero discriminati. Dal 2016 però vi è un cambio epocale nella politica internazionale, nei paesi europei i partiti ad aspirazione socialista vedono una crisi di elettorato senza precedenti, mentre negli Stati Uniti gli iscritti ai “Socialist of America” vedono crescere esponenzialmente gli iscritti: dai 6.000 ai 47.000 tesseramenti.

I socialisti negli Stati Uniti

E’ curioso che nominare la parola “socialismo” a un membro del centro-destra statunitense provochi ancora gravi problematiche e stereotipi, ancora peggio se il soggetto che la urla in favore della scuola pubblica e si fa portavoce dei disagi sociali è una immigrata venezuelana: Alexandria Ocasio-Cortez ha vinto le primarie democratiche a New York definendosi al 100% comunista allarmando tutti gli elettori moderati dello Stato.

La reazione dei repubblicani

Un esempio di come i repubblicani vadano completamente in cortocircuito udendo la parola “comunismo” è successo alla figlia di McCain (il candidato alle presidenziali del 2008): Meghan ha avuto una crisi in un programma televisivo quando si è iniziato a parlare di Alexandra Ocasio-Cortez. Jhon Behar ha menzionato la piattaforma progettata dalla socialista che permette alla popolazione di proporre riforme ( quali la salute pubblica e il salario minimo), idea che ha lasciato spiazzata la McCain. La repubblicana ha risposto che la proposta della Cortez gli farebbe esplodere la testa.

La establishment statunitense

Il confronto tra socialisti e repubblicani si fa più aspro anche per le differenze sociali che si manifestano tra i due partiti. Meghan McCain per esempio vanta un patrimonio di 200 miliardi di dollari (quasi interamente ereditato), una fortuna che riuscirebbe a rialzare l’economia venezuelana: la nazione di origine della socialista Cortez che alle primarie si presentava con delle ciabatte e ha esperienza pregressa nei fast food del Bronx prima di fare la politica.

Ciò che si sta manifestando è che la vecchia establishment statunitense si sta staccando sempre di più dalle esigenze delle popolazione: McCain non ricorda quante case possiede e sembra non avere nessuna idea di come il benessere debba essere distribuito nella popolazione. In questo divario sociale si manifestano gli estremismi, da una parte Donald Trump e dall’altra si stanno creando negli Stati Uniti dei democratici filocomunisti che attaccano senza mezzi termini le ricchezze dei loro avversari politici facendo leva sulla rabbia della popolazione che sembra essere sempre più divisa tra ultra milionari e lavoratori precari.