Il percorso di transizione di genere è segnato da sfide fisiche, emotive e sociali complesse. Vittoria Schisano, attrice italiana nota per aver affrontato pubblicamente il proprio cambio di sesso, nel 2021 a Belve aveva raccontato con sincerità le difficoltà vissute tra operazioni dolorose e il peso dei pregiudizi. A oltre un decennio dall’intervento chirurgico, riflette con il Corriere della Sera sulla sua esperienza, offrendo uno sguardo profondo e personale su un tema ancora oggi poco compreso e spesso controverso.
Le confessioni di Vittoria Schisano a Belve
“Sono una tigre, non pestatemi la coda perché vi stacco la testa”: così si era raccontata a Francesca Fagnani nel 2021. Vittoria Schisano, nata con il nome di Giuseppe, si è sempre sentita una bambina intrappolata in un corpo maschile. È diventata donna attraverso un lungo percorso di transizione, durante il quale ha vissuto una fase da transessuale assumendo il primo nome femminile, Isabella. Solo al termine di questo cammino, segnato da numerose operazioni, sofferenze e ostilità, ha scelto il nome che oggi la identifica: Vittoria.
“Ero Giuseppe, ora sono Vittoria. Mi sarei operata anche senza anestesia“: così aveva raccontato, con forza e sincerità, nel corso di quella lunga intervista. Parole che sintetizzano il desiderio profondo di liberarsi da un’identità imposta e la determinazione a compiere, a qualunque costo, il passo decisivo per diventare la donna che sentiva di essere da sempre.
Dieci anni dopo l’intervento, Vittoria Schisano racconta la sua nuova consapevolezza al Corriere della Sera
“Ho fatto l’operazione in modo incosciente e ingenuo, pensando che mettesse equilibrio nella mia vita. Mi faceva schifo il pene, non volevo guardarmi allo specchio, era la mia grande bugia”.
Vittoria Schisano si racconta in un’intervista a cuore aperto al Corriere della Sera, ripercorrendo le tappe che l’hanno condotta all’intervento di cambio di sesso. Ha raccontato di aver portato la barba per paura di affrontare la verità, finché non ha trovato il coraggio di dire basta. Aggiunge che, quando arriva uno tsunami, si può scegliere: affogare oppure imparare a nuotare e salvarsi. Ha spiegato però che, se potesse tornare indietro, inizierebbe le cure ormonali prima di sottoporsi alla rettificazione degli organi.
Oggi ha 47 anni, ne aveva 36 quando si è sottoposta all’intervento che ha segnato la piena affermazione della sua identità di genere. Ora vive a Lecce con il compagno Donato Scardi e ha acquisito nuove consapevolezze.
“Appena concluderà un divorzio non facile ci sposeremo. Prima, a Roma, per mantenermi ho fatto la gelataia, la cameriera, la commessa che per me era divertente, mi piaceva vendere, ero brava a fare le vetrine”.
Ricorda con intensità i giorni difficili del coming out, quando la sua famiglia faticava a comprendere il cambiamento. In particolare, ha raccontato che inizialmente non fu accolta con piena comprensione, ma che col tempo le cose sono cambiate: sua madre, infatti, le ha chiesto perdono, riconoscendo il dolore vissuto. Parla del padre con profondo affetto. Dopo circa un anno dalla transizione, racconta di essere tornata a Pomigliano. Suo padre, nel vederla, pensò per un attimo che fosse sua sorella, tanto era cambiata. Non la riconobbe subito. Solo quando le disse “Sei Vittoria” e aggiunse “quanto sei bella”, lei capì di essere finalmente vista per ciò che era.
Riflettendo sul tema dell’identità transgender, Schisano sottolinea quanto sia ancora necessario parlarne apertamente, pur riconoscendo che oggi la società è più pronta ad accogliere storie come la sua rispetto al passato. Il suo desiderio, però, è che un giorno si possa andare oltre le etichette, e che l’attenzione si concentri sulla sua carriera: vorrebbe essere riconosciuta semplicemente come attrice, non sempre filtrata attraverso la lente della sua transizione.
Oggi Vittoria esprime con fierezza la sua femminilità. Tra i suoi sogni c’è il Festival di Sanremo: immagina se stessa mentre scende le scale dell’Ariston, simbolo di un traguardo artistico importante.
“La mia presenza avrebbe un significato diverso, sarebbe anche educativa rispetto alla tolleranza”.
L’attrice ambisce a ruoli femminili complessi, dichiarando di avere oggi più forza e determinazione di quanta ne avesse quando si chiamava Giuseppe.
“Mi sento più uomo di tanti ometti, io sono una donna con gli attributi, molti di più di quando ero Giuseppe. Ma rivendico il mio essere femmina. La parità non va confusa con l’uguaglianza. Io adoro cucinare ma non mi sento obbligata a farlo. All’anagrafe sono Vittoria, l’unico documento che non può essere modificato è il battesimo”.