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Aborto: l'Onu rimprovera l'Italia per le difficoltà di accesso alle interruzioni di gravidanza

Aborto: l'Onu rimprovera l'Italia per le difficoltà di accesso alle interruzioni di gravidanza

Le Nazione Unite preoccupate per le condizioni d'accesso all'aborto in Italia. Troppi obiettori di coscienza e troppi aborti clandestini Il Comitato per i diritti umani dell'Onu rimprovera l'Italia sulla questione dell'aborto. Si dice "preoccupato per le difficoltà di accesso agli aborti legali a...

Le Nazione Unite preoccupate per le condizioni d’accesso all’aborto in Italia. Troppi obiettori di coscienza e troppi aborti clandestini

Il Comitato per i diritti umani dell’Onu rimprovera l’Italia sulla questione dell’aborto. Si dice “preoccupato per le difficoltà di accesso agli aborti legali a causa del numero di medici che si rifiutano di praticare interruzione di gravidanza per motivi di coscienza”.

L’Italia registra infatti un numero molto elevato di medici obiettori che si rifiutano categoricamente di praticare l’aborto, sebbene questo sia previsto dalla Legislazione italiana (legge 194 del 22 maggio 1978).

La preoccupazione espressa dalle Nazioni Unite riguarda sia la diffusione troppo elevata di medici obiettori sia il numero significativo di aborti clandestini. “Lo Stato – si legge nel rapporto – dovrebbe adottare misure necessarie per garantire il libero e tempestivo accesso ai servizi di aborto legale, con un sistema di riferimento valido”.

“Se si guarda alla prassi delle Nazioni Unite, le osservazioni del Comitato, anche se costituiscono uno strumento di dialogo costruttivo, nel caso specifico relativo all’aborto, sono di carattere del tutto ordinario, come ben emerso dall’andamento della discussione”. A sottolinearlo è Fabrizio Petri, presidente del comitato interministeriale per i diritti umani (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale) che era a Ginevra davanti al Comitato Diritti Umani della Nazioni Unite durante l’esame del VI Rapporto periodico nazionale relativo al Patto internazionale sui diritti civili e politici.

“L’esame – aggiunge – è stato contrassegnato, come si può evincere dallo streaming della sessione, da grande collaborazione e partecipazione, unito all’apprezzamento per la completezza delle informazioni date dalla Delegazione italiana, come riconosciuto dallo stesso Comitato nel comunicato stampa emesso il giorno 10 marzo a conclusione dei lavori”.

“La questione dell’aborto in Italia – conclude Petri – è stata esaminata con attenzione nei suoi molteplici aspetti. Da parte italiana sono state date tutte le rilevanti informazioni sulla situazione nel Paese e sono stati ricordati sia l’ultimo Rapporto al Parlamento sulla legge 194 sia tutti i dati di interesse sull’erogazione dei servizi in materia”.

Anche l’Europa in passato si era espressa sull’aborto in Italia, segnalando una difficoltà concreta che le donne intenzionate ad interrompere la gravidanza riscontrano in molti ospedali italiani e ribadendo inoltre il diritto all’aborto volontario all’interno delle strutture sanitarie italiane.

L’incidenza dell’IVG (Interruzione volontaria gravidanza) ha subito in Italia, una diminuzione dal 1982 a metà degli anni ’90, seguita da una tendenza alla stabilizzazione e poi a un’ulteriore diminuzione negli ultimi anni. Il tasso di abortività è stato nel 2013 pari a 7,6 per 1.000 donne in età fertile, mentre ogni 1.000 nati vivi si sono registrate 204 IVG.