Alice Fossi
Una pietra misteriosa e dall’inconfutabile fascino, storicamente polifunzionale e di indubbia eleganza: il diamante nero e la sua storia.
Il diamante nero, chiamato dagli esperti carbonado, è un diamante assai duro, policristallino e a più strati che si è circondato da un alone di mistero, soprattutto per la sua dubbia provenienza. Pare che questa pietra preziosa arrivi direttamente dallo spazio: in un viaggio solo andata all’interno di meteoriti.
Storicamente, prima di diventare creazione orafa, questa pietra venne usata per le punte da taglio, per i trapani ad esempio, o per realizzare la polvere abrasiva usata per il taglio di altri diamanti. La prima testimonianza di un diamante nero come gioiello risale alla metà del 1700: il “Black Orlov”, dal nome della principessa russa Nadia Vyegin-Orlov che lo possedette. Una leggenda lega questo diamante nero: esso sarebbe stato prelevato, con i suoi 195 carati, da un tempio a Pondicherry, in India, e diviso in tre parti; una di queste parti sarebbe proprio il “Black Orlov” della principessa. Addirittura, essendo il nero dall’antichità legato alla notte, opposto della luce, si disse legato a veggenti e maghi, i quali l’avrebbero usato per lanciare maledizioni, per spiare le persone o come amuleto.
Fu negli anni ’90 del 1900 che i diamanti, comunque, iniziarono a prendere il loro posto nelle gioiellerie: montati da soli, come ornamento ad altre pietre, utilizzate per piccoli dettagli. La complessità del taglio di questa pietra a causa della sua estrema durezza, e allo stesso tempo, fragilità, la rendono di difficile lavorazione.
I carati vengono all’incirca 350 400 euro l’uno; le 4C per la stima dei diamanti (colour, cut, carat, clarity) non valgono per il diamante nero, il quale viene valutato piuttosto in base al montaggio, al taglio e alle dimensioni. Secondo gli esperti, però, ne è indicatore di qualità un colore grigio scuro/nero e una netta opacità.
