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Internet, web censurato per 2 terzi della popolazione mondiale

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Il web non è libero, almeno non lo è per due terzi della popolazione mondiale. Ad affermarlo il report annuale di Freedom House. Per oltre il 65% della popolazione mondiale vigono varie forme di censura al web. Secondo il rapporto annuale di Freedom House, ente che si è occupato di monitorare le...

Il web non è libero, almeno non lo è per due terzi della popolazione mondiale. Ad affermarlo il report annuale di Freedom House.

Per oltre il 65% della popolazione mondiale vigono varie forme di censura al web. Secondo il rapporto annuale di Freedom House, ente che si è occupato di monitorare le condizioni di libera espressione e libera informazione tramite internet in vari paesi del mondo, due utenti su tre non godono di piena libertà.

Si tratta di un totale di 65 nazioni, fra cui l’Italia, con una copertura complessiva equivalente a quasi il 90% del totale della popolazione che utilizza internet a cadenza quotidiana. Un anno di monitoraggio, da giugno dello scorso anno a maggio 2016, con un risultato ritenuto preoccupante.

Italia paese libero. Cina, Siria e Iran i peggiori

L’Italia risulta a tutti gli effetti fra i paesi in cui vige la piena libertà del web, mentre in altri casi la situazione è ben diversa. Secondo Freedom House, i paesi peggiori in termini di libertà in internet sono la Cina, la Siria e l’Iran. Non è stato possibile monitorare la Corea del Nord, paese nel quale è opinione comune siano vigenti varie forme di censura.

Il report ha posto in evidenza i restringimenti ai danni degli utenti dei social, in particolare Twitter e Facebook, senza dimenticare di avere rilevato più di recente un controllo sempre più invasivo anche per le tradizionali app di comunicazione, come WhatsApp.

Arresti per aver pubblicato post, arresti per un “mi piace”

Secondo i rilevamenti, l 2016 è il secondo anno consecutivo in cui è stata registrato un aumento delle restrizioni per quanto riguarda il web. In 38 dei 65 paesi monitorati sono stati effettuati arresti sulla base di post pubblicati dagli utenti sui social media. Un utente su quattro si trova invece a vivere in paesi in cui gli arresti sono stati effettuati anche soltanto sulla base dell’interesse mostrato nei confronti di post pubblicati da altri.