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Piano anti Grexit: maggioranza parlamento Atene in bilico

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Oggi è la giornata chiave per la politica interna greca e, di riflesso, per quella europea e mondiale, perché è la giornata in cui il parlamento di Atene dovrebbe approvare il piano anti Grexit proposto dai creditori e accettato dal premier Alexis Tsipras pochi giorni fa. Le difficoltà potre...

Oggi è la giornata chiave per la politica interna greca e, di riflesso, per quella europea e mondiale, perché è la giornata in cui il parlamento di Atene dovrebbe approvare il piano anti Grexit proposto dai creditori e accettato dal premier Alexis Tsipras pochi giorni fa.

Le difficoltà potrebbero però essere insormontabili.

Il partito di Tsipras, Syriza, è spaccato. La vice-ministra delle Finanze, Nadia Valavani, si è dimessa e la direzione del partito ha bocciato in modo esplicito e ufficiale il piano di salvataggio. Ciò significa che, per poter ottenere la maggioranza in parlamento, Tsipras dovrà ricorrere ai voti dell’opposizione, fra i quali quelli di Alba Dorata.

Probabile che ci riesca, ma tutto ruota attorno al numero di parlamentari Syriza su cui Tsipras potrà contare.

Contrarie al piano tutte le altre forze politiche, fra le quali i socialisti. Più criptica la posizione di Anel, il cui leader Panos Kammenos ha dichiarato che appoggerà in aula solo le misure concordate davanti al presidente della Repubblica, quindi non l’intero piano anti Grexit dei creditori.

Situazione molto difficile, anche e soprattutto perché la Grecia ha bisogno del prestito ponte per poter riaprire le banche e continuare a sopravvivere e, finché la questione politica interna non sarà risolta, è molto difficile che vengano concessi nuovi finanziamenti (specie per l’opposizione netta e decisa da parte della Gran Bretagna).

A complicare in modo ulteriore la questione arrivano notizie dal Fmi. L’istituzione sembra intenzionata a ribadire ciò che va dicendo da mesi (e con cui concordano vari economisti e esponenti politici, primo fra tutti il dimissionario ministro Varoufakis), e cioè che il debito greco non si può ristrutturare senza un taglio. Il Fmi potrebbe quindi decidere di non approvare il piano di salvataggio, anche perché, se le cose stessero davvero così, la creazione del fondo di garanzia da 50 miliardi avrebbe il sinistro significato di aver impostato gli accordi in maniera da andare incontro a una insolvenza certa da parte di Atene e alla conseguente trasformazione di parte degli attuali beni statali greci in ‘possedimenti’ extra territoriali da parte della Germania (lo slogan del ministro dell’Energia Pangiotis Lafazanis, in effetti, è proprio: “Non diventeremo una colonia tedesca”).