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Tragedia Solfatara diventa un caso: assente sistema di allarme e sorveglianza

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Dopo la tragedia della solfatara, in cui hanno perso la vita tre persone, continuano le indagini per accertare le responsabilità del caso. È stato oramai appurato che nell'area il sistema di allarme è assente, così come un servizio di sorveglianza. L'unico sistema che segnala una situazione d pe...

Dopo la tragedia della solfatara, in cui hanno perso la vita tre persone, continuano le indagini per accertare le responsabilità del caso. È stato oramai appurato che nell’area il sistema di allarme è assente, così come un servizio di sorveglianza. L’unico sistema che segnala una situazione d pericolo, è dato da una modesta recinzione.

La dinamica dei fatti è tristemente nota: Lorenzo, 11 anni, si è spinto oltre le transenne. Il papà Massimiliano Carrer, di 45, e la mamma Tiziana Zaramella, di 42, hanno perso la vita nel tentativo di salvarlo.Le vittime sono state soffocate dai gas velenosi. La tragedia avvenuta davanti al figlio più piccolo di 7 anni.

Una storia terribile, che ha dell’incredibile, soprattutto perchè non c’era assolutamente nulla che potesse segnalare il pericolo. Oltre a questa importante mancanza, il sito non consta nemmeno di un servizio di sorveglianza, utile, in caso di incidenti, a portare i soccorsi necessari. A soccorrere le vittime, infatti, c’era soltanto una troupe impegnata in un videoclip.

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Da cosa è stata provocata la morte

L’autopsia stabilirà di che cosa sono morti padre, madre e figlio precipitati nel cratere. Anche secondo il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, il responsabile è quel micidiale gas. I tre turisti avrebbero respirato, una volta caduti in quei tre metri di crepaccio, una concentrazione di anidride carbonica e idrogeno solforato caratteristico delle cosiddette “mofete” – lo stadio finale di una fumarola ossia un’attività vulcanica secondaria.

Ci sarebbero stati anche dei fluidi, come nelle due “bocche, la “grande “ e la “piccola” della Fangaia, nella buca franata apertasi sotto i loro piedi. Fluidi che però, a differenza di quelli della Fangaia (che superano i 60 gradi di temperatura), toccavano al massimo i 30 gradi.

L’accesso, lo conferma il personale della Solfatara, era vietato al pubblico nell’area della cosiddetta “Fangaia” e il divieto, oltre che da cartelli, era segnalato da una staccionata unita da reti. Come però dichiarato dal gestore del bar di fronte al luogo del terribile incidente: “Forse non abbastanza segnalato. Ma in 40 anni che sono qui, e prima di me c’era mio padre, non è mai accaduto niente.”.

Cos’è la solfatara

La Solfatara di Pozzuoli è uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei, a circa tre chilometri dal centro della città di Pozzuoli (Napoli). Si tratta di un antico cratere vulcanico ancora attivo ma in stato quiescente che da circa due millenni conserva un’attività di fumarole d’anidride solforosa, getti di fango bollente ed elevata temperatura del suolo.

È un’oasi naturalistica di 33 ettari di estensione da sempre meta di turisti, era tappa obbligata del “Grand tour”. Conta la presenza, oltre che dei noti fenomeni vulcanici, quali le fumarole, le mofete ed i vulcanetti di fango, anche di zone boschive e di zone di macchia mediterranea nonché di alcune singolarità naturali, geologiche, botaniche e faunistiche.

Uno dei fenomeni della Solfatara più appariscenti, come si legge sul sito stesso della Solfatara, è quello della condensazione del vapore acqueo che si determina avvicinando a una fumarola una piccola fiamma: i vapori appaiono progressivamente più intensi poiché sia le minute particelle solide prodotte dalla combustione sia gli ioni dei gas atmosferici prossimi alla fiamma agiscono da nuclei di condensazione del vapore stesso.