> > Amina Milo da tre mesi in carcere in Kazakistan, interviene il Ministro Tajani

Amina Milo da tre mesi in carcere in Kazakistan, interviene il Ministro Tajani

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I genitori di Amina Milo hanno lanciato un appello al Ministro Tajani: "Sono stati lesi tutti i diritti internazionali"

Amina Milo Kalelkyzy si trova da tre mesi in una cella del carcere di Astana. La 18enne italiana è stata accusata di traffico di droga in Kazakistan. Secondo le leggi locali la ragazza rischia una pena da 10 a 15 anni, nel caso non riesca a dimostrare la propria innocenza.

Amina Milo arrestata in Kazakistan: interviene Tajani

Amina, che non parla né russo né kazako, è stata arrestata lo scorso 11 luglio senza la presenza di un traduttore o di prove tangibili. In balia di un sistema giudiziario sconosciuto, la giovane ha tentato due volte il suicidio. Il Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, riconoscendo la gravità della sua situazione, ha incaricato l’Ambasciata ad Astana di fornire la massima assistenza. Le visite regolari del personale consolare italiano in Kazakistan sono, quindi, diventate il sottile filo conduttore di Amina con la sua patria e la sua unica fonte di conforto. I genitori hanno subito lanciato un appello alle autorità, affinché la figlia venga rilasciata. Hanno dichiarato, inoltre, che la ragazza è stata “maltrattata, picchiata e segregata dalla polizia” e avrebbe “subito tentativi di stupro“.

La richiesta di giustizia

La Farnesina sta intensificando gli sforzi per accelerare il processo di rilascio. Il Governo kazako ha assicurato che durante tutte le fasi processuali, presiederà un funzionario dell’ambasciata italiana, in qualità di osservatore. La 18enne si era recata in Kazakistan insieme alla madre, Assemgul Sapenova, per fare visita ad alcuni parenti che vivono nel Paese. Secondo la ricostruzione fatta dal Quotidiano di Puglia, la giovane salentina era stata fermata una prima volta agli inizio di luglio e rilasciata dopo una notte passata in custodia. A distanza di due giorni era stata nuovamente fermata da due poliziotti e condotta con l’inganno in un appartamento privato. Qui sarebbe rimasta segregata per 16 giorni. Gli agenti avrebbero anche chiesto alla famiglia un riscatto di 60mila euro.

L’appello della famiglia

I genitori di Amina, Assemgul Sapenova e Sergio Milo, hanno immediatamente chiesto aiuto all’ambasciata italiana. “Qui è complicato entrare nel carcere. Dopo lunghe attese posso vederla per appena 15 minuti” ha raccontato la madre. Il padre, invece, ha rivolto un sentito appello al governo, affinché “possa intervenire in questa vicenda in cui sono stati lesi tutti i diritti internazionali“. Il tribunale di Astana, intanto, ha prorogato ulteriormente i termini della custodia cautelare, disponendo un altro mese di detenzione preventiva.

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