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Bibbiano (RE), bimbo di 7 anni tolto ai genitori viene abusato nella famiglia adottiva

Abuso

La tragica storia di Matteo, bimbo di 7 anni di Bibbiano (RE): allontanato dalla sua famiglia sulla base di violenze sessuali inesistenti, è stato affidato a un nuovo nucleo familiare nel quale ha davvero subìto un abuso

Una storia brutta, dal finale tragico. La trama è più o meno questa: una madre viene costretta dagli assistenti sociali a rivelare al figlio di 7 anni che l’uomo che da sempre crede essere suo padre non lo è. Una psicologa fa sì che quello stesso bambino creda di essere stato vittima di abusi sessuali (inesistenti), si traveste da lupo cattivo e induce il bimbo ad associare il patrigno a quel personaggio negativo. Il piccolo viene affidato a un’altra coppia e nella nuova famiglia viene abusato. Per davvero.

Tutto è iniziato da una segnalazione delle maestre

Figlio di un padre che se n’è andato prima della sua nascita, per sette anni Matteo ha vissuto insieme alla madre e al suo compagno Luca, che si è preso cura di lui come un vero papà. Fino al 2016, quando tutto cambia. Le maestre di scuola inviano una segnalazione ai servizi sociali di Bibbiano riguardo qualche disagio riscontrato in Matteo e, nel giro di poco, la segnalazione si estende al Tribunale dei minori di Bologna. Ma per sospetto di abusi sessuali in famiglia. Subito dopo l’apertura dell’inchiesta penale contro Luca, Matteo viene allontanato da casa e viene affidato alle terapie di una psicologa. Proprio quella che si è finta il lupo cattivo riuscendo a sovrapporre quel personaggio all’immagine di Luca. Sulla base di continue falsificazioni da parte di più soggetti – 17 sono complessivamente gli imputati del processo –, Matteo viene dato in affido a un’altra coppia. Nel frattempo gli assistenti sociali spingono la donna a rivelare a Matteo che Luca non è il suo vero padre. La scoperta traumatizza il bambino, al punto che non vuole più vedere neanche la madre e comincia a riportare di nuove violenze, di gravità sempre maggiore. Ma ecco il tragico paradosso che più di tutto pesa in questa atroce vicenda: poco dopo la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Reggio Emilia dell’inchiesta contro Luca per l’inesistente abuso sessuale sul figlio, Matteo viene violentato da un parente 17enne della coppia a cui è stato affidato.

La reticenza degli assistenti sociali sul vero abuso

E, nonostante la violenza sia avvenuta nella casa che avrebbe dovuto proteggerlo dal suo passato (quale?) e sia stata la stessa madre affidataria a scoprire l’abuso, i servizi sociali sfruttano la vicenda per accreditare la tesi secondo cui Matteo sia rimasto vittima delle oscene abitudini cui l’hanno costretto i suoi genitori. Su questa base – e senza specificare che l’abusante è quasi maggiorenne – uno degli assistenti sociali (ora imputato) scrive al Tribunale dei minori che Matteo «si è nuovamente coinvolto in atteggiamenti sessualizzati con un ragazzo minore», come per evidenziare la disponibilità del bambino a quel rapporto sessuale poiché abituatovi dal vissuto familiare.