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Candida Auris, un caso in Veneto: quali sono i sintomi e tutti i rischi per la salute

Filamenti di Candida Auris al microscopio

Ha esito mortale fino al 70% dei casi e nel 90% resiste a terapie mirate, Candida Auris, un caso in Veneto: ecco i sintomi e tutti i rischi per la salute

Candida Auris, c’è un caso in Veneto e i sintomi con i rischi per la salute dell’infezione in questione non sono da prendere sottogamba. Il “fungo killer”, come viene chiamato, ha fatto la sua comparsa in un paziente di Venezia che lavora all’estero ed il suo isolamento ha fatto scattare un protocollo sanitario rigidissimo all’ospedale dell’Angelo di Mestre. Il direttore sanitario dell’Usl 3 Giovanni Carretta ha spiegato: “Ci risulta che sia la prima volta che venga isolato in Veneto”.  La persona colpita dalla pericolosa micosi aveva subìto un intervento per altre gravi patologie in un ospedale straniero. 

Candida Auris, un caso in Veneto da un ospedale estero

Sarebbe stato quello lo spot sanitario in cui l’uomo potrebbe aver contratto un’infezione che è tipica proprio degli ambienti ospedalieri. L’uomo è in gravi condizioni e, come confermato dal direttore della Microbiologia dell’Angelo Claudio Scarparo, “in quell’ospedale ci sarebbe un focolaio di Candida auris”. Attenzione: in assenza di una terapia adeguata e tempestiva Candida auris può uccidere o provocare infezioni molto severe soprattutto nei soggetti pluripatologici. Ha spiegato Scarparo: “La mortalità varia dal 30 al 70%”

Il 90% dei ceppi resiste a molti antifungini

E c’è di più e di peggio: il 90%  dei ceppi di Candida auris è resistente ad almeno una delle tre classi di antifungini disponibili: “Può colonizzare la cute delle persone e contamina superfici e ambiente, è difficile da eradicare perché è resistente agli antisettici comuni, in Liguria ci hanno messo due anni per liberarsene. Il fungo venne scoperto nel 2009 in Giappone e all’Angelo sono state adottate tutte le misure per evitare la sua diffusione con test a tappeto. La Candida auris colpisce molto soggetti deboli e immunodepressi in particolare in ambiente ospedaliero. Lì infatti il paziente è più vulnerabile per via di cateteri, flebo e altre possibili porte d’ingresso per l’agente infettivo. Il fungo è molto aggressivo, lo è talmente tanto tanto che per gli immunodepressi la patologia ha esito mortale nella stragrande maggioranza dei casi.