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Certificato Covid e Ue e green pass italiano: quali differenze

Certificato Covid Ue e green pass

Quali saranno le differenze tra il certificato Covid Ue digitale e il green pass italiano?

Eu Digital Covid Certificate, ovvero certificato Covid Ue digitale: questo sarà il nome della certificazione che dovrebbe permettere ai cittadini dell’Unione europe (Ue) di muoversi più liberamente tra i diversi Paesi. Per ottenerla potrebbe servire aver completato l’intero ciclo vaccinale, mentre, per chi non è immunizzato, non è certo che basterà il risultato di un tampone negativo per evitare la quarantena all’arrivo o al rientro. Al contrario di quanto previsto per il green pass italiano, non sarà quindi sufficiente aver ricevuto una sola dose di vaccino, se questo ne richiede due per l’immunizzazione completa. Today ha spiegato come il certificato avrebbe dovuto in origine allineare le regole sui viaggi in tutti i Paesi dell’Ue, ma come non sarà così. Ciascun governo potrà infatti decidere quali restrizioni adottare.

Certificato Covid Ue, le differenze con il green pass italiano

Le differenze tra il certificato Covid Ue digitale e il green pass italiano saranno sostanziali. In Italia, stando al decreto n.65 del 18 maggio 2021, il green pass viene rilasciato “anche contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino e ha validità dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale”. Il documento sarà valido per 9 mesi e servirà anche in caso di spostamenti tra regioni di diverso colore. Tra le ipotesi c’è anche il suo utilizzo per l’ingresso in sale giochi, bingo, casinò e discoteche.

In Italia sono considerati attualmente green pass:

  • il certificato vaccinale
  • il risultato negativo di un tampone antigenico rapido o molecolare effettuato al massimo 48 ore prima di un viaggio
  • il referto della Asl che certifica di essere guariti dal Covid-19

La differenza principale con il certificato dell’Ue, come già menzionato, è che con quest’ultimo prevederà che, per essere riconosciuti come immunizzati tramite un vaccino, sarà necessario aver completato l’intero ciclo vaccinale. L’Ue lascia la decisione sulla singola dose a ogni stato: il risultato è che se una dosa basterà per girare in Italia con pass in mano, lo stesso potrebbe non succedere al di fuori dei confini nazionali, se un altro Paese dovesse adottare delle regole diverse.

Un’altra differenza tra il green pass italiano e il ceritificato Covid Ue è che, se l’Italia ha annunciato che i turisti stranieri già vaccinati, guariti dal Covid o con tampone negativo potranno raggiungere le nostre mete per le vacanze senza doversi sottoporre a quarantena, lo stesso non è assicurato nel resto d’Europa. Come evidenziato in precendenza, il certificato digitale Covid Ue, infatti, lascia agli stati una certa discrezionalità sull’uso di questa restrizione, che di fatto comporterebbe una certa limitazione al turismo.

Certificato Covid Ue, quali compromessi per gli stati dell’Unione

Il compromesso tra i Paesi dell’Ue prevede che essi non dovranno imporre quarantena, autoisolamento o tamponi, “a meno che non siano necessari e proporzionati per salvaguardare la salute pubblica” come risposta alla pandemia a chi ha ottenuto la certificazione. Le eventuali restrizioni andranno decise in base alle prove scienrifiche disponibili, “compresi i dati epidemiologici pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)”. Ogni Paese potrà quindi decidere come comportarsi. Le misure andranno comunicate agli altri stati membri dell’Ue e alla Commissione non più tardi di 48 prima dalla loro adozione.

Certificato Covid Ue, come funziona

Il certificato Covid Ue digitale servirà a provare di essere stati immunizzati con uno dei vaccini approvati dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali. Per quanto riguarda quelli non approvati, come il russo Sputnik, i singoli Paesi potranno scegliere se accettarli o meno. Relativamente alla guarigione dal Covid, alcune fonti parlamentari hanno riferito che l’utilizzo di test sierologici come prova sarà possibile solo in un secondo momento, con un atto delegato e sulla base di “evidenze”.

Alcuni stati dell’Ue hanno bloccato ogni riferimento alla gratuità dei test necessari per ottenere il certificato nel caso in cui non si fosse vaccinati, che invece tanto piaceva al settore del turismo. La Commissione potrebbe quindi stanziare 100 milioni di euro per mettere a disposizione i test rapidi ai lavoratori frontalieri e a quelli considerati essenziali. La priorità sarà data in questo modo a chi viaggia per lavoro, dato il budget limitato. A meno di iniziative dei singoli Paesi, sarà quindi difficile che i test per i turisti vengano resi più economici o addirittura gratuiti.