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Chiavetta USB che misura i livelli di HIV nel sangue umano

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La nuova frontiera della prevenzione contro il virus HIV è il fai da te, grazie a una prodigiosa chiavetta USB, di prossima commercializzazione. L'Imperial College di Londra ha sviluppato una tecnologia, installata su una semplice chiavetta USB, in grado di rilevare con precisione e in tempi ridot...

La nuova frontiera della prevenzione contro il virus HIV è il fai da te, grazie a una prodigiosa chiavetta USB, di prossima commercializzazione.

L’Imperial College di Londra ha sviluppato una tecnologia, installata su una semplice chiavetta USB, in grado di rilevare con precisione e in tempi ridottissimi il livello di HIV nel sangue. Si tratta di uno strumento medico rivoluzionario, soprattutto a livello di prevenzione, in grado di portare l’autoanalisi in uno degli ambiti medici più delicati da almeno oltre trent’anni: quello della cosiddetta “malattia del secolo” (scorso) e di tutti i suoi correlati. I test effettuati in laboratorio dall’équipe medica londinese parlano di mezz’ora al massimo di tempo di elaborazione e di un 95% di livello di precisione. I ricercatori avrebbero infatti testato quasi mille campioni di sangue, ottenendo una risposta entro un intervallo di tempo in media di circa 21 minuti.
Il funzionamento del dispositivo è piuttosto semplice: sarebbe infatti sufficiente inserire un quantitativo minimo di sangue – molto meno di quanto solitamente se ne preleva in una normale analisi ospedaliera – nell’apposito vano. Qui, un sistema di analisi misura il PH e gli altri valori del campione, e li converte in un segnale elettronico. Questo viene stipato nella memoria interna del dispositivo, richiamabile su qualsiasi computer tramite semplice collegamento USB, dove sarà possibile controllare i risultati delle analisi. Al momento la USB key – progettata per essere un oggetto usa e getta – non è ancora in commercio, né si conosce la data in cui sarà disponibile in vendita. Si tratta in ogni caso di un notevole progresso in ambito scientifico, utile soprattutto nelle zone in cui le strutture ospedaliere sono lontane e difficilmente raggiungibili.
Quest’ultima invenzione rende più concreto l’obiettivo di alcuni istituti accademici – tra cui lo stesso Imperial College – di arrivare a sconfiggere definitivamente il virus HIV entro il 2030. Bisogna ricordare che già al punto attuale della ricerca scientifica il virus HIV, e la malattia da esso direttamente dipendente – l’AIDS ovviamente -, è stato derubricato da malattia acuta e mortale a malattia cronica e non curabile. Le terapie farmacologiche attualmente a disposizione, infatti, consentono alle persone sieropositive o ammalate di condurre una vita piena e relativamente normale. Rimane il problema dei paesi con scarso o nullo accesso alle cure e alle terapie – comunque costose -, dove i protocolli di prevenzione sono indispensabili alla salvaguardia della propria salute.