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Con 100 euro si può comprare la possibilità di non essere vaccinati, ma non un posto in terapia intensiva

infermiera

Se per Draghi 100 euro è "il prezzo della nostra salute, delle nostre vite, dei sacrifici che facciamo da due anni", allora la pandemia davvero non ci ha insegnato nulla.

Cosa si può comprare con 100 euro? Un paio di scarpe, un maglione, un paio di occhiali, un trattamento dalla parrucchiera o dall’estetista. E la possibilità di andarsene in giro senza vaccino nonostante l’obbligo vaccinale per gli over 50 introdotto dall’ultimo decreto varato dal governo guidato da Mario Draghi.

Sapete cosa, invece, non si può avere con 100 euro? Le cure garantite da un giorno di ricovero in terapia intensiva. Per quelli ci vogliono dai 9 ai 22 mila euro, a seconda della complessità delle cure necessarie. Lo dice un’indagine scientifica condotta dall’HD-LAB (Healthcare Datascience Lab) dell’Università Carlo Cattaneo-Liuc.

Soldi che non piovono dal cielo e non crescono sugli alberi, nel caso qualche no vax lo pensasse. No, vengono direttamente dalle casse del Servizio sanitario nazionale, che tradotto significa: lo paghiamo noi, con le nostre tasse, noi che ci siamo vaccinati, noi che abbiamo vinto le nostre paure davanti all’incognita delle conseguenze a medio e lungo termine, che abbiamo magari tremato alla vista dell’ago ma abbiamo deciso di girare lo sguardo dall’altra parte, fare un bel respiro e andare avanti per il bene nostro e comune.

Tra 100 e 9mila euro c’è un abisso e non solo in termini economici. C’è un abisso culturale, etico, morale. Un abisso in cui sprofonda e scompare qualsiasi tentativo reale e realistico di far passare la voglia ai no vax di fare quello che l’italiano medio (almeno secondo gli stereotipi) è bravissimo a fare: aggirare la legge, trovare “l’anello che non tiene” in una catena che appare fragile già al primo sguardo.

L’hanno detto tutti. Per una volta persino gli esperti (medici, infettivologi, virologi), che negli ultimi due anni sono diventati dei veri vip e le cui opinioni contrastanti ci hanno fatto quotidianamente girare la testa, si sono trovati d’accordo: 100 euro è una cifra talmente irrisoria da essere completamente inutile.

Dare a chi evade l’obbligo vaccinale una multa (100€) una tantum più o meno equivalente a due divieti di sosta (41€x2) rende l’obbligo stesso una grottesca buffonata. Dispiace vederla arrivare da un governo che si credeva serio. Spero di avere capito male” dice Roberto Burioni.

Gli fa eco Matteo Bassetti: “La sanzione prevista per chi non si vaccina è di 100 euro una tantum. Quando l’ho letto non volevo crederci. Al vaccinato con tre dosi che non si metteva mascherina per fare gli acquisti di Natale 400 euro di multa e per chi non si vaccina e affolla i nostri ospedali 100 euro. Davvero ridicolo“.

Si aggiunge al coro Andrea Crisanti: “La multa di 100 euro per i no vax è un provvedimento di facciata per far contenti i vaccinati. Non serve assolutamente a niente”.

Persino Martina Benedetti, la giovane infermiera con i segni sul volto per la mascherina portata per troppe ore, diventata simbolo del dolore e della fatica dei sanitari durante la prima ondata, ha espresso profonda delusione perché se per Draghi 100 euro è “il prezzo della nostra salute, delle nostre vite, dei sacrifici che facciamo da due anni” allora la pandemia davvero non ci ha insegnato nulla. Sono “scelte assurde che ricadranno sulle nostre schiene già gravate da due anni di fatica. Tranquilli! Vi faremo tornare a ballare l’estate, a far “girare l’economia”, a bearvi di riconoscimenti per il lavoro da noi svolto. Definirlo “lavoro” è ogni giorno sempre più difficile perché è una situazione che ingloba la vita. Mi auguro che i danni alla nostra serenità psicofisica perduta, un giorno, tornino indietro 100 volte tanto. Karma”.

Forse parlare di karma è troppo. E decidere di curare a pagamento chi non si vaccina, come ha fatto Singapore, lo è sicuramente per un Paese come il nostro che, nonostante tutto, ha uno dei sistemi sanitari più democratici ed efficienti del mondo.

Ma se durante la prima ondata il criterio in rianimazione per decidere – scelta che mi auguro mai più nessuno debba compiere – chi doveva vivere e chi doveva morire era la probabilità di sopravvivenza, l’età prima di tutto, è così assurdo pensare che ora (oggi che abbiamo un’arma – il vaccino – a disposizione di tutti, gratuitamente, che può farci vedere la luce alla fine di questo lunghissimo tunnel) il criterio sia di dare priorità a chi quest’arma ha deciso di utilizzarla?