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Cosa prevede il 41bis: cos'è e come funziona

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Tutto sul 41bis, anche conosciuto come carcere duro

Di poche ore fa la notizia che Matteo Messina Denaro, il boss della mafia arrestato a Palermo dopo 30 anni di latitanza, sarà trasportato al 41bis, a L’Aquila, precisamente nell’isola detentiva di Preturo. Insieme a lui, nella stessa ala delle carceri del capoluogo abruzzese, anche la brigatista Nadia Desdemona Lioce e Filippo Graviano, membro di Cosa Nostra.

Cos’è il 41bis?

Il 41bis, comunemente noto anche come “carcere duro”, è stato introdotto nel 1986. Si tratta di un particolare regime di reclusione carceraria che viene adoperato solo in casi di emergenza o necessità. Il suo scopo principale è quello di rendere impossibile qualsiasi legame e comunicazione tra il detenuto e l’organizzazione criminale a cui appartiene, ecco perché viene spesso selezionato per i membri di mafia, Cosa Nostra, Brigate Rosse e simili. Largamente usato dopo le stragi di mafia del 1992, doveva essere una misura temporanea. Così non è stato, e il 41bis è entrato stabilmente nel sistema penitenziario italiano. Con delle limitazioni. Dal 2009, infatti, il regime del 41bis è applicabile al detenuto per quattro anni, prorogabile per un massimo di altri due anni.

41bis, quali sono le caratteristiche?

I detenuti che si trovano sotto questo regime hanno una camera singola, possono incontrare altri detenuti solo per due ore al giorno e in gruppi massimi di quattro persone, hanno diritto a un colloquio mensile di un’ora, che si tiene sotto video sorveglianza e dietro un vetro divisiorio. Il 41bis è applicabile oltre che a membri di organizzazioni criminali di stampo mafioso anche a colpevoli di atti terroristici o di qualsiasi cosa che voglia rovesciare la democrazia attraverso azioni violente o attentati. Può essere revocato dal tribunale di sorveglianza di Roma o a scadenza del termine se non è stata fatta la proroga.

41bis, contestazioni e polemiche

Trattandosi di un regime molto duro e rigoroso, il 41bis si è spesso attirato critiche e contestazioni. L’Italia è stata condannata più di una volta dalla Corte europea per i diritti dell’uomo per aver usato il 41bis in maniera impropria. Rimane legittimo, ma viene tenuto sotto stretta osservazione dall’Europa dal punto di vista della durata ma anche dal punto di vista dei trattamenti riservati ai detenuti.