> > Così il Vietnam ha sconfitto il covid: lockdown mirati e frontiere sigillate

Così il Vietnam ha sconfitto il covid: lockdown mirati e frontiere sigillate

Un gruppo di runner vietnamiti in un parco

Così il Vietnam ha sconfitto il covid: il "miracolo" di un paese che non ha "inseguito" il virus ma che gli ha chiuso letteralmente le porte in faccia

Il Vietnam ha sconfitto il covid e lo ha fatto così: con lockdown mirati ma ferrei e con le frontiere sigillate in maniera massiva. Il “miracolo” del paese del sud est asiatico sta tutto nelle sue cifre, che non hanno neanche l’aura approssimativa dei territori a basso tasso di contabilizzazione, visto che il “Nam” ha un sistema sanitario di tutto rispetto. Ad un anno dalla chiusura dei varchi nazionali il covid in Vietnam ha ucciso 35 persone e in tre offensive non fortissime del coronavirus ha visto mai più di 3000 cittadini contagiati (sarebbero 2.700 ma si applica una maggiorazione d’arbitrio per le zone rurali estreme). 

Il Vietnam ha sconfitto il covid: ecco la formula

Attenzione: il Vietnam ha 97 milioni di abitanti, non è Israele che è popolosa più o meno come la Lombardia che come “caso scuola” virtuoso funziona fino a un certo punto. Il numero di contagiati al giorno non ha mai superato le 110 unità e se si contano i 10mila di media mobile in Italia nello stesso periodo si capisce facilmente che il Vietnam è caso da studiare davvero. Vita sociale normalissima, concerti, locali aperti, lezioni scolastiche in presenza, il paese non si fa mancare nulla ma tiene la guardia altissima: l’estate scorsa c’era stata una nuova “impennata” di contagi ma aveva avuto numeri blandi.

Un solo contagio? Quartiere chiuso

E non è una contraddizione, lo spiega il sito Usa Vox citando il caso di Haipong, poco distante dalla capitale Hanoi. Lì ci sono “decine di checkpoint per il Tet Festival, il capodanno vietnamita, la festività più importante del Paese in cui le famiglie si spostano per riunirsi e festeggiare”. (fonte Corsera). Attenzione: se però c’è un solo contagio in un quartiere l’intero quartiere diventa zona rossa e da lì non si esce, per non parlare dei lokdown chirurgici sulle singole città, adottati già dalle primissime fasi della pandemia. Poi c’è la questione dell’apertura al mondo. Quasi tutti gli altri stati hanno “inseguito” il virus chiudendo le frontiere nei confronti delle nazioni dove il covid attaccava di più

Frontiere chiuse: per tutto il mondo

Il Vietnam semplicemente ha chiuso le frontiere al mondo intero; che si provenisse dal martoriato Brasile o dal sanificato Cile in Vietnam non si entrava; a metà marzo il paese semplicemente ha sospeso tutti i visti a tutti gli stranieri ed ha bloccato tutti i voli. E  Mark Jit, epidemiologo della London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha dato pieno credito al modello vietnamita:  “Meno contagi ci sono, più le restrizioni al confine hanno valore: funzionano meglio quando sembrano eccessive, prima o dopo che la trasmissione del virus abbia luogo”. Finora lui e il Vietnam hanno avuto ragione.