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Covid, l'allenatore Massimo Gallo morto a 51 anni: non era vaccinato

massimo gallo

Morto l'allenatore di calcio Massimo Gallo, aveva 51 anni. In una settimana il Covid l'ha portato via: non era vaccinato

L’allenatore di calcio Massimo Gallo, a soli 51 anni, è morto di Covid: non era vaccinato. Il ricordo dei giovani calciatori che ha allenato.

Morto a 51 anni Massimo Gallo a causa del Covid

Il Covid se l’è portato via in una settimana: Massimo Gallo, 51enne di Mirano (Venezia), è morto a causa della violenta polmonite causata dal virus. Ha passato una settimana in ospedale a Mirano con tosse, febbre e gravi complicanze respiratorie che l’hanno portato alla morte. Gallo, che soffriva anche di diabete, non si era voluto vaccinare contro il Covid-19, che l’ha portato via per sempre.

Massimo Gallo, allenatore morto di Covid

Il 51enne Massimo Gallo a Mirano era conosciuto e apprezzato per la sua attività nel mondo dello sport. Il “gigante buono“, così definito da molti, ha allenato diverse squadre tra cui le giovanili a Veternigo di Santa Maria di Sala, la Miranese e gli esordienti dello Zianigo. “È un giorno triste, abbiamo perso un grande uomo, un amico, un fratello -ha scritto la società su Facebook-. Addio a mister Massimo Gallo, sei stato in campo con noi fino a pochi giorni fa! Da noi sei stato prima calciatore e poi allenatore del settore giovanile scolastico. I tuoi ragazzi ti adorano, sei sempre stato pronto a spronarli, confortarli e dar loro una buona parola. Ti porteremo nel cuore e ti ricorderemo per sempre”.

Il ricordo di Massimo Gallo, l’allenatore che amava i suoi ragazzi, morto a causa del Covid

Tanti i messaggi di cordoglio per l’allenatore no-vax scomparso a causa del Covid. “Amava questo sport, amava stare con i ragazzi, cercava di farli crescere come giocatori ma soprattutto come uomini- così lo ricorda il direttore sportivo dello Zianigo, Mattia Milan-. Ho collaborato con lui per 17 anni a Veternigo aveva avviato un progetto per portare i suoi allievi ad allenarsi con le giovanili dell’Atalanta”. Era un uomo ben voluto, come conferma il presidente dello Zianigo, Roberto Pertile: “I ragazzi erano entusiasti del suo lavoro, Massimo era una persona che amava fare gruppo, non gli mancava certo la parola. Alle cene di società era uno spettacolo, era capace di intrattenere tutti per ore con i suoi racconti e le sue battute. Di certo faremo qualcosa per ricordarlo, probabilmente giocheremo la prossima partita con il lutto al braccio”. La moglie, Carla Frasson, lo ricorda così: “Era un uomo buono. Eravamo insieme da 11 anni. Io ho due figlie, e lui era entrato nella nostra vita in punta di piedi, facendosi amare e dandoci tutto il suo affetto. Adorava noi, adorava la sua casa, adorava il nostro equilibrio e ci manca già da morire”.