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Delitto Varani: no sconto di pena, "Foffo non è pentito"

omicidio varani

Nessuno sconto di pena verrà concesso a Manuel Foffo. Secondo i giudici della corte d'appello il ragazzo non è pentito per quanto commesso.

Sugli atti giudiziari si legge che il corpo di Daniele Varani è paragonabile ad una tela disegnata, sfregiata. Con questa argomentazione la corte d’Assise d’Appello di Roma ha motivato la negazione di sconti di pena per Manuel Foffo, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per aver ucciso il giovane.

I giudici: “Foffo non è pentito”

Le ferite superficiali sul corpo della vittima sono state ricondotte ad un “disegno” dal medico legale che ha svolto l’autopsia. Una sorta di disegno, uno sfregio. Questo, aggiunto all’utilizzo della droga narcotizzante e alla crudeltà con cui Luca Varani è stato ucciso sono tutte aggravanti. La Corte d’Assise d’Appello di Roma, proprio per questa aggravanti, ha negato qualsiasi sconto di pena per Manuel Foffo. Lo studente universitario è stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere per l’omicidio.

Foffo non è l’unico colpevole dell’omicidio. Insieme a lui c’era Marco Prato. Quest’ultimo si è suicidato in carcere all’apertura del processo. Manuel Foffo aveva confessato di aver, insieme all’amico “torturato la vittima con compiacimento e sadismo, per raggiungere il piacere personale attraverso l’inflazione di sofferenza alla vittima“.

L’omicidio nel 2016

L’orrore risale al 4 marzo 2016. Nessuno sembra essere però soddisfatto della decisione dei giudici d’appello. All’accusa infatti non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione. Per quanto riguarda la difesa invece, è stato ricordato che “Foffo nelle ore immediatamente successive al delitto ha intrattenuto intimità nei pressi del cadavere, si è riposato, e ha poi depistato le indagini eliminando abiti e cellulare della vittima”. Inoltre la confessione non è avvenuta “per ravvedimento ma per convenienza processuale”.

L’avvocato Fabio Menichetti, ha provato a portare in Tribunale il disturbo di personalità di Foffo. Questo è stato riconosciuto, ma la Corte ha concluso che l’imputato, al momento dell’omicidio, fosse in grado di intendere e di volere. I giudici hanno definito il gesto di Foffo di accanirsi contro la vittima come “gesto deliberato e volontario perpetrato con piena consapevolezza delle conseguenze”.