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Strage di Acqualonga, la sentenza: 8 condanne, assolto ad Autostrade

Strage di Acqualonga, la sentenza

Il tribunale di Avellino ha emesso la sentenza nel processo per la strage del bus precipitato dal viadotto di Acqualonga: assolto l'ad Castellucci.

Il tribunale di Avellino ha emesso la sentenza di primo grado al processo per la strage del bus precipitato dal viadotto Acqualonga della A16 Napoli-Canosa. L’incidente, avvenuto all’altezza di Monteforte Irpino, ha causato il decesso di 40 persone, tutte a bordo del veicolo. Tra gli imputati c’era anche l’ad di Autostrade, Giovanni Castellucci. Per il manager, i rappresentanti dell’accusa hanno chiesto una condanna a 10 anni di carcere, ma il giudice Luigi Buono lo ha dichiarato non colpevole. Condannati, invece, otto dei quindici indagati. Tra questi spiccano Gennaro Lametta, titolare dell’agenzia che prese a noleggio il bus; Paolo Berti, ex direttore del tronco di Autostrade coinvolto nell’incidente; Antonietta Ceriola, dipendente della motorizzazione di Napoli. A questi si aggiungono cinque dirigenti e tecnici di Autostrade: Michele Renzi, Bruno Gelardi, Gianni Marrone, Gianluca De Franceschi, Nicola Spadavecchia.

Assolti, invece, Michele Maietta, dirigente di Autostrade; Vittorio Saulino, dipendente della motorizzazione di Napoli; gli ex dirigenti della società, Antonio Sorrentino, Marco Perna e Massimo Fornaci. Grande tumulto all’emissione della sentenza. I familiari delle vittime, presenti in aula, hanno protestato contro il tribunale. “Venduti, avete assolto un assassino. Vergogna, questa non è giustizia”, hanno urlato in riferimento all’ad Castellucci. Una delle familiari delle persone decedute nell’incidente ha avuto un malore.

La strage di Acqualonga

Erano da poco passate le 20 del 28 luglio 2013 quando un autobus carico di pellegrini è precipitato dal viadotto di Acqualonga, in Campania. Il bus era partito da Pozzuoli qualche giorno prima, alla volta dei luoghi di Padre Pio. I passeggeri stavano tornando a casa, già progettando il prossimo viaggio insieme a Medjugorje, ma il veicolo guidato da Ciro Lametta ha iniziato a sbandare. Il pullman ha percorso circa un chilometro senza freni, sbandando e colpendo le altre vetture presenti sulla sua traiettoria. Lametta allora provò a frenare la corsa avvicinandosi alle barriere protettive del viadotto. Queste, però, hanno ceduto, facendo precipitare il bus da un’altezza di 40 metri: 38 persone sono morte sul colpo. A queste si sono aggiunti i due passeggeri deceduti nel reparto di rianimazione dell’ospedale Loreto mare di Napoli. Solo dieci persone a bordo si salvarono.