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A Predappio con maglietta "Auschwitzland": multata per 9mila euro

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Condanna penale a Serena Ticchi per aver indossato la maglietta con la scritta "Auschwitzland" al raduno per le commemorazioni fasciste a Predappio.

Sulla sua maglietta nera, con l’inconfondibile carattere Disney, campeggiava il velato riferimento i campi di sterminio e, al posto del classico castello dei cartoni animati ad essere raffigurato era proprio l’inconfondibile ingresso del lager istituito dal Terzo Reich tedesco. SeleneTicchi è stata condannata dal tribunale di Forlì per la maglietta con la scritta “Auschwitzland”, indossata alla commemorazione della marcia su Roma di Predappio, nell’ottobre scorso. A renderlo noto è l’Anpi nazionale dal sito Patria Indipendente. Il decreto penale a carico di Ticchi, fa sapere l’associazione partigiani, prevede una condanna a quattro mesi di reclusione, convertita in una multa di 9050 euro comminata all’ex militante (poi espulsa) di Forza Nuova.

L’Anpi: “Una condanna giustissima”

È una sentenza “che dà ragione all’Anpi nazionale – scrive l’associazione -, e a tutti coloro che hanno denunciato il reato, una sentenza che rispetta le leggi vigenti, a cominciare dalla legge Mancino, e rispetta la XII Disposizione finale della Costituzione che vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista. Anche il presidente dell’Anpi di Forlì, Miro Gori, si è espresso in merito alla condanna, definita “giustissima” alla luce di un gesto “vergognoso e ignobile”.

Il razzismo dilagante

Il caso Auschwitzland, sottolinea Gori, è soltanto uno tra i tanti episodi che rivelano il “clima di odio” dilagante nel nostro paese. E di fronte a simili gesti, continua il presidente, “non si può parlare di minuzie”, poiché pescano dallo stesso bacino d’intolleranza da cui traggono linfa episodi come quello accaduto nella scuola elementare di Foligno, dove un bambino nero è stato vittima di violenze psicologiche di matrice razziale. Contro simili episodi, ricorda Gori, si è tentato “un giro di vite con la Legge Fiano, ma spesso si tende a non intervenire”. Come nel caso dei saluti romani, spesso tollerati quando non addirittura incoraggiati. Allora agli ordinamenti dovrà forse subentrare un diffuso sentimento antirazzista, l’unico in grado di arginare questo crescente abbrutimento sociale.