> > Brescia, fantoccio impiccato a casa dei genitori di Desirée Piovanelli

Brescia, fantoccio impiccato a casa dei genitori di Desirée Piovanelli

Brescia, fantoccio davanti a casa di Desirée Piovanelli

Il padre ha recentemente chiesto la riapertura del caso: "C'è un mandante che è sempre stato coperto, è una storia di pedofilia".

Un fantoccio impiccato è stato ritrovato sul cancello della casa dei genitori di Desirée Piovanelli, la 14enne uccisa a Leno, nel bresciano, nel 2002. La notizia è stata diffusa dal Giornale di Brescia. La famiglia della ragazza ha sporto denuncia ai Carabinieri, che hanno aperto un’indagine per stabilire se si tratti di un messaggio intimidatorio. In particolare, gli inquirenti indagano sull’eventualità che il fantoccio sia in qualche modo legato alla recente richiesta del padre di Desirée, Maurizio Piovanelli, di riaprire le indagini sulla morte della figlia.

Il padre chiede di riaprire il caso

Le indagini dei Carabinieri portarono all’arresto di quattro persone tra cui tre minori, che sono stati condannati e, scontata la pena, sono tornati in libertà. L’unico imputato a trovarsi ancora in carcere è Giovanni Erra, unico adulto al momento dell’arresto, che ha chiesto la revisione del processo. Il padre di Desirée Piovanelli è però convinto che il mandante dell’omicidio della figlia sia ancora in libertà e che la sua morte sia legata a una terribile storia di pedofilia. “C’era un mandante che è sempre stato coperto, che faceva parte di un gruppo di adulti che organizzava serate a luci rosse con ragazzine minorenni a base di sesso e droga”, ha dichiarato l’uomo alla trasmissione televisiva Quarto Grado nel giugno 2018. “Un gruppo che pagava chi rapiva le giovani da portare poi ai festini”.

Ulteriori dettagli sulla morte della ragazza sarebbero stati forniti alla famiglia Piovanelli da uno degli imputati tornati in libertà, ancora residente a Leno. “Ci ha fornito elementi importanti a chiarire i contorni della vicenda”, ha spiegato Maurizio, che non ha “mai creduto alla ricostruzione emersa durante i processi. Mia figlia è vittima di un tentativo di rapimento e non di un tentativo di abuso. Il paese, Leno, sa come sono andati i fatti. Tante persone mi hanno avvicinato, mi hanno detto di conoscere il gruppo di pedofili. Perché di pedofilia si tratta”. Secondo il padre di Desirée, gli inquirenti non sarebbero mai andati a fondo della vicenda perché “sarebbero coinvolte persone importanti“.