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Monsef, soldato dell'Isis a 18 anni: "Fatemi tornare in Italia"

Monsef el Mkhayar, soldato dell'Isis

Il ragazzo è partito il giorno del suo 18esimo compleanno. È stato catturato e chiede di poter tornare alla comunità Kayròs di don Claudio Burgio.

Monsef el Mkhayar aveva appena compiuto 18 anni quando ha deciso di lasciare Milano per partire e arruolarsi tra le milizie dell’Isis. Il 17 gennaio 2015, con lo zaino in spalla e in compagnia dell’amico Tarik, ha abbandonato la comunità Kayròs di don Claudio Burgio, dove aveva vissuto per quasi quattro anni, e da allora ha fatto perdere le sue tracce. Amici e conoscenti lo credevano morto in uno degli innumerevoli scontri che coinvolgono i miliziani dello Stato islamico, ma sbagliavano. Sue notizie sono state diffuse dall’agenzia Reuters, citata dal Corriere della Sera, secondo la quale Monsef è nelle mani delle Forze siriane democratiche.

La richiesta di Monsef

Monsef, che oggi ha 22 anni, è stato catturato dalle milizie siriane supportate dalle forze statunitensi. Il ragazzo ha lanciato un appello attraverso l’agenzia stampa Reuters e ha chiesto di poter tornare a casa, a Milano, e di essere accettato dai membri di Kayròs. “Spero che la comunità mi raccolga e mi aiuti a ricominciare“, ha dichiarato l’ex combattente dell’Isis, che ha descritto l’esperienza della guerra come “un film dell’orrore” da cui vuole fuggire.

Ma la sua richiesta è stata accolta con sospetto dall’opinione pubblica e dalle autorità italiane. Non è infatti sfuggito che il desiderio di rientro in Italia sia sopraggiunto proprio ora che il Califfato perde sempre più posizioni anche nei territori un tempo stabilmente sotto il controllo delle milizie. Gli unici a concedergli il beneficio del dubbio sembrano essere proprio i suoi compagni della comunità di don Burgio. “Se si ripresentasse alla nostra porta, senza ingenuità e ben sapendo che dovrà scontare una dura condanna per tentativo di propaganda jihadista, proveremmo a non respingerlo“, ha dichiarato don Claudio. Proprio al sacerdote Monsef aveva inviato il suo ultimo sms prima della partenza per la guerra: “Ciao Burgio. Stammi bene e prega che Allah ti dia la retta via“.

La lettera di don Burgio

A lui don Claudio ha persino dedicato un libro, in cui si trova una lettera indirizzata “ai numerosi ragazzi musulmani che ancora oggi ospito nella mia comunità dove hai abitato anche tu, Monsef. Ma lo sai che ancora oggi si svegliano nel cuore della notte colti dai peggiori incubi? Anche io non sono più riuscito a dormire sereno. Ti avevamo di fianco. Mi hai lasciato una strana sensazione intrisa di paura, fallimento, rabbia e incomprensione. Come abbiamo potuto non accorgerci di quello che ti stava succedendo? Perché non hai parlato con noi?”.