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Amanda Knox a Modena: "Sono vittima dell'accanimento dei media"

Amanda Knox a Modena

La 31enne di Seattle al Festival della giustizia penale di Modena: "Su di me è stata creata una storia falsa e infondata. Oggi sono qui ma ho paura".

Per Amanda Knox è arrivato il momento di raccontare la propria storia dal palco del Festival di giustizia penale di Modena. Per la prima volta la 31enne di Seattle è tornata in Italia “da donna libera” e ha potuto ripercorrere quella terribile esperienza, dalla morte di Meredith Kercher alle accuse, dal carcere all’assoluzione. “So che rimane una figura controversa agli occhi dell’opinione pubblica”, ha dichiarato la donna, citata da Tgcom24. “Questo nonostante la Cassazione mi abbia assolto dall’accusa di omicidio. So che molti pensano che io sia cattiva, ma in realtà sono stata una vittima. Si cercava un colpevole, così polizia e media si sono accaniti su di me“.

Il discorso di Amanda Knox

Tra le lacrime ricorda quel primo novembre del 2007, quando “un ladro, Rudy Guedè, è entrato nel mio appartamento e ha violentato e ucciso la mia coinquilina, Meredith Kercher. Nonostante questo, tanti non hanno sentito il suo nome. Tutti hanno indagato su di me mentre Guedè fuggiva, senza basarsi su prove o testimonianze ma solo su un’intuizione investigativa. Sul palcoscenico mondiale io ero una furba, psicopatica e drogata, pu****a. Colpevole. Su di me è stata creata una storia falsa e infondata, che ha scatenato la fantasia della gente. Una storia che parlava alla loro paura. Non potevo più godere del privilegi della privacy e la mia famiglia veniva descritta come un clan. Già prima del processo ero sommersa da una montagna di fantasie da tabloid”.

Sotto accusa da parte di Amanda Knox ci sono anche i media italiani. A causa loro “l’inchiesta è stata contaminata. Era impossibile avere per me un processo giusto. L’opinione pubblica non deve rispondere a nessuno, non ci sono regole, se non che il sensazionalismo vince. Nella corte dell’opinione pubblica non sei una persona, ma un oggetto da consumare”.

“Ho paura di tornare in prigione”

La 31enne americana non nasconde paura e dolore: “Qui ho incontrato la tragedia e la sofferenza. Ma nonostante ciò, o forse proprio per questo, l’Italia è diventata parte di me. Tanta gente pensa che io sia pazza a venire qui. Mi è stato detto che non è sicuro, che verrà attaccata per le strade, che sarò falsamente accusata e rimandata in prigione. Ho paura“. E ancora: “Quando ero in carcere ho meditato sul suicidio. – ha rivelato – A vent’anni ero una ragazza felice e vivace e sono stata costretta a trascorrere da sola i miei primi anni venti, imprigionata in un ambiente disumano, malsano e imprevedibile. Invece di sognare una carriera o una famiglia, ho meditato sul suicidio. Tutti i membri della mia famiglia hanno sconvolto le loro vite a seguito di questa vicenda”.