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Torino, abusi su bimbo: doveva ripetere 100 volte "sono uno stupido"

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Un 30enne italiano vessava piscologicamente e fisicamente un bimbo di 7anni, figlio della compagna, obbligandolo a ripetere: "Sono uno stupido".

Finito l’incubo per un bimbo di 7 anni, ma anche per la sua mamma e la sorellina di due. Arrestato un 30enne, italiano, per violenza domestica. L’uomo era il patrigno del bambino, oggetto di continui abusi fisici e psicologici. A denunciare l’uomo la nonna, dopo aver appreso delle violenze. La triste vicenda è accaduta all’interno di una casa popolare a Barriera di Milano, a Torino.

“Sono uno stupido”, patrigno vessava il bimbo

“Sono uno stupido”. Era questa la frase che un bambino di 7 anni era costretto a ripetere fino a 100 volte al giorno, tanto che ormai era arrivata a pronunciarla anche quando era sovrappensiero. A torturare in questa maniera il piccolo era il patrigno, un uomo di 30 anni italiano, residente insieme alla madre 33enne del bimbo in una casa popolare in zona Barriera di Milano a Torino.

L’uomo, stando a quanto ricostruito dalle indagini della Squadra Mobile e come riporta il Corriere della Sera, era solito avere scatti d’ira anche contro la compagna. Tra le frasi addebitate al 30enne “Ti butto addosso l’acido e così fai la fine delle donne che vanno in tv dalla D’Urso” e ancora “Ti auguro la morte, tanto deperisci facilmente, arriverai a suicidarti”.

Oggetto delle vessazioni però era in particolare era il bimbo di 7 anni, a cui veniva per esempio gridato: “Non sei capace di fare nulla. Sei un bastardo incapace”. Per punirlo invece il patrigno lo bloccava con tutta la sua forza fino a lasciargli lividi sul corpo, mentre gli gettava addosso acqua gelata con un tubo.

La denuncia della nonna

A denunciare i maltrattamenti in famiglia la nonna del piccolo, dopo aver ricevuto alcune confessioni dalla figlia. La donna pare che non si fossa mai rivolta alle forze dell’ordine, nonostante le percosse spesso subite, per paura di peggiorare la situazione.

Quando i poliziotti sono giunti nell’appartamento per arrestare il 30enne, il bambino ha confessato con le lacrime agli occhi il perché non aveva mai chiesto aiuto, nemmeno alle maestre: “Non l’ho mai detto a nessuno perché lui mi diceva che se parlavo mi uccideva”. Sembra che l’uomo non sopportasse il bimbo perché non era suo figlio.