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Coronavirus a Bergamo, ordine dei medici: "Almeno 50 medici contagiati"

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A Bergamo oltre cinquanta medici avrebbero subito il contagio da coronavirus: l'ordine di riferimento lancia l'allarme.

L’ordine dei medici ha lanciato un allarme riguardo la quantità di professionisti contagiati da coronavirus nella provincia di Bergamo. Stando alle loro stime si tratterebbe di oltre cinquanta, un numero elevato se si pensa che si tratta di una delle zone più colpite e che questo potrebbe causare alla lunga non poche difficoltà.

Coronavirus: medici contagiati Bergamo

La denuncia giunge dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici il cui presidente, Filippo Anelli, ha scritto e inviato una lettera. Destinatari del messaggio sono il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri della Salute Roberto Speranza, dell’Interno Luciana Lamorgese e della Giustizia Alfonso Bonafede.

Il rappresentante della categoria ha chiesto misure volte a limitare l’infezione dei medici e la conseguente diffusione del virus anche tra i pazienti. Questo perché altrimenti i nosocomi non avranno abbastanza personale per assistere tutti e si rischia di arrivare al collasso. Proprio nella provincia di Bergamo un medico infetto è morto e l’assessore al Welfare della Lombardia aveva spiegato che il 12% dei contagiati erano operatori sanitari.

La stessa Federazione ha dovuto vivere il decesso di Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici della Provincia di Varese. “Cosa stiamo aspettando?“, ha dunque chiesto Anelli a nome di tutti. Anche perché, ha proseguito, un medico è un super diffusore del virus dato che lavora a stretto contatto con i pazienti, di cui molti fragili o con patologie preesistenti. “Se statisticamente ogni persona infetta da coronavirus può contagiarne altre due, quando ad ammalarsi è un medico può infettare sino a dieci persone“, ha dichiarato.

Per questo secondo lui occorre regolamentare l’accesso agli ambulatori dei medici di medicina generale, della continuità assistenziale e dei pediatri di libera scelta. L’accesso andrebbe riservato solo ai casi indifferibili e organizzato su appuntamento previa triage telefonico. Bisognerebbe poi far entrare un paziente alla volta, accompagnato al massimo da una sola persona. Infine la richiesta, già avanzata dai sindacati per specializzandi e corsisti, di fornire a tutti i professionisti (e non solo i medici) gli adeguati dispositivi di protezione individuale, ovvero le mascherine.