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CasaPound, sgombero nella sede di Roma: sequestrato il palazzo

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Sgombero nella sede di CasaPound a Roma: la Procura ha disposto il sequestro preventivo del palazzo in via Napoleone III.

La sede di CasaPound in via Napoleone III a Roma è prossima allo sgombero. Lo annuncia lo stesso Davide Di Stefano, portavoce della formazione di estrema destra nata nel 2003 : “Un gruppo di militanti mercoledì sera è stato convocato in questura”. A meno di 24 ore dall’avviso, arriva la notifica del sequestro preventivo del palazzo da parte della Digos, secondo quanto disposto dalla Procura.

Roma, sgombero per la sede di CasaPound

Durante l’incontro è stato anticipato “l’arrivo di un ordine di sgombero“, anche se ieri la notizia era stata prontamente smentita dalla stessa Questura di Roma. “Non ci risulta, non è stato notificato nulla”, è la risposta dell’ufficio stampa di via di San Vitale alla notizia.

Non lascia spazio ad alcun dubbio però il tweet del vice ministro dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli: “Ho appena saputo che è stato ordinato lo sgombero da Via Napoleone III a Casapound. Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la legalità”

A questo tweet ne segue un altro, direttamente della sindaca Virginia Raggi: “Finalmente qualcosa si muove su sgombero palazzo occupato abusivamente da CasaPound in centro a Roma. Ripristiniamo la legalità”.

Il palazzo abusivo

La sede di CasaPound è situata in un palazzo di sei piani, con una quarantina di finestre affacciate sulla centralissima via Napoleone III, nel cuore del quartiere Esquilino. L’edificio era occupato senza titolo dal 27 dicembre 2003.

Contro la sede di Casapound era in piedi una procedura di sgombero avviata lo scorso 19 luglio dal Demanio, accompagnata da una denuncia alla procura di Roma. La Corte dei Conti aveva calcolato in tale occasione un danno erariale di 4,6 milioni per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni da parte del Demanio stesso e del Miur.

Sempre nel luglio scorso la sindaca Raggi era andata di persona a bussare in sede per notificare il provvedimento di rimozione della scritta abusiva in marmo sulla facciata, poi cancellata dagli stessi militanti.