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Violenze nel carcere Lorusso-Cutugno di Torino: "Tu devi morire qui"

violenze nel carcere di Torino

“Devi morire qui”, “Per quello che hai fatto ti ammazzerei", ma anche violenze fisiche e umiliazioni: tra i 25 indagati c'è il direttore del carcere.

Dopo la tanto discussa rivolta nelle carceri avvenuta nel pieno dell’emergenza coronavirus, dal capoluogo piemontese arrivano notizie sconcertanti. Si sono concluse le indagini della Procura sulle presunte violenze nel carcere “Lorusso-Cutugno” di Torino. Dall’inchiesta emerge che i detenuti sono stati umiliati e picchiati e, in alcuni casi, persino torturati.

Violenze nel carcere di Torino: le indagini

Dopo la denuncia del Garante, già lo scorso ottobre erano state eseguite sei ordinanze di arresti domiciliari nei riguardi di sei agenti della polizia penitenziaria. L’inchiesta sulle presunte violenze nel carcere torinese è stata coordinata dal pm Francesco Pelosi. 25 gli indagati, tra loro anche il direttore Domenico Minervini e il capo delle guardie carcerarie Giovanni Battista Alberotanza. Per l’accusa, infatti, i due avrebbero sempre coperto gli episodi. Entrambi sono accusati di favoreggiamento, il direttore anche di omessa denuncia.

I detenuti della struttura hanno denunciato decine di casi di violenze da parte delle guardie carcerarie, soprattutto nei confronti delle persone più fragili psicologicamente. I detenuti pare siano stati costretti a spogliarsi, venivano picchiati e obbligati a ripetere frasi come “sono un pezzo di me**a”. Danneggiate anche le loro celle.

Tra le ipotesi di reato compare anche quello di tortura, che, come ricordato dall’Ansa, non è mai stato contestato in un’inchiesta che riguardasse fatti avvenuti in carcere. “Condotte che comportavano un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona detenuta, si legge nei documenti. L’inchiesta, partita nel 2019, riguarderebbe fatti che proseguivano da parecchio all’interno del carcere. Le prime voci sulle violenze e le prime denunce, infatti, risalgono al 2017.

La difesa degli indagati

Siamo pronti a spiegare tutto ciò che sappiamo. Ci mettiamo a disposizione della magistratura, nella quale abbiamo piena fiducia”. A dirlo in sua difesa è Domenico Minervini, il direttore del carcere “Lorusso-Cutugno”.

“Tu devi morire qui”, “Per quello che hai fatto ti ammazzerei. E invece devo tutelarti”, avrebbero detto alcune guardie della struttura carceraria. Quando, a causa delle ripetute violenze, i detenuti apparivano mal ridotti, venivano minacciati e costretti a dichiarare che era stato un altro detenuto a picchiarli. Se avessero detto la verità, “avrebbero usato nuovamente violenza sul detenuto, così costringendolo il giorno successivo alle violenze a rendere in infermeria questa falsa versione dei fatti”. Così è riepilogato nel documento di chiusura delle indagini.

L’inchiesta, condotta dal Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, ha fatto ricorso anche a numerose intercettazioni telefoniche. A dare l’allarme era stato il racconto di un detenuto durante un colloquio. Secondo la magistratura il responsabile della struttura, Minevrini, poteva essere a conoscenza di ciò accadeva al suo interno.