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Morto Cesare Romiti, il manager che ha fatto la storia dell'economia

morto Cesare Romiti

Uomo di assoluta fiducia e talvolta alter ego di Gianni Agnelli: è morto a 97 anni Cesare Romiti. Il grande manager romano aveva 97 anni.

Storico amministratore delegato della Fiat e protagonista del capitalismo italiano, con lui se ne va un capitolo fondamentale della storia dell’economia del nostro Paese. È morto a 97 anni il grande manager Cesare Romiti.

Morto il manager Cesare Romiti

Il suo nome resta indissolubilmente legato a quello di Gianni Agnelli. In Fiat, infatti, Cesare Romiti ha trascorso 25 anni. Dalla Capitale arriva a Torino in piena crisi petrolifera. Era il 1974. Abbandonerà gli stabilimenti Fiat solo ne 1998 dopo esserne stato amministratore delegato e presidente. Per lui nutriva grande stima Enrico Cuccia, patron di Mediobanca, che lo consiglia alla famiglia Agnelli. I due si erano conosciuti durante la fusione tra la Bomprini Parodi Delfino e la Snia Viscosa.

Il manager romano vantava la piena fiducia di Gianni Agnelli, del quale era talvolta l’alter ego. Romiti arriva nel capoluogo piemontese dopo esperienze nella chimica e nel mondo delle Partecipazioni statali, dove guida le costruzioni Italstat e Alitalia, oggi al centro del dibattito pubblico.

Romiti nel 1975 viene nominato amministratore delegato per al parte finanziaria della Fiat. Deve dividere la carica con Umberto Agnelli e con Carlo De Benedetti, il quale era in astio con il manager romano. Sarà De Benedetti a lasciare la Fiat, solo 100 giorni dopo la nomina di Romiti.

Solo un anno dopo, nel 1976, conduce con Agnelli l’ingresso della Lafico nel capitale del gruppo automobilistico. Nel 1980 c’è Romiti dietro la Marcia dei quarantamila che il 14 ottobre invade piazze e corsi di Torino con i “quadri Fiat” per la prima volta in corteo, chiedendo di tornare a lavorare.

Nel 1996 Gianni Agnelli passa la presidenza a Romiti, che la manterrà fino ai 75 anni, cioè fino al 1998. Coinvolto nelle indagini di Mani Pulite, nel 1993 viene interrogato dal pool di Milano e poi dai magistrati torinesi, fa ammissioni importanti, ma dichiara di essere all’oscuro di quanto accadeva sotto di lui. Nel 2000 la Cassazione conferma a Romiti una condanna per falso in bilancio, finanziamento illecito dei partiti e frode fiscale. Tuttavia, nel 2003, la condanna per falso in bilancio viene revocata dalla Corte d’Appello di Torino.

Affiancato dai due figli nell’editoria e nelle costruzioni, i risultati non saranno brillanti. Romiti guarderà poi a Oriente, dedicandosi alla Associazione Italia-Cina. Non mancherà la nostalgia per gli anni trascorsi tra gli stabilimenti della Fiat. Da parte di Romiti non mancheranno giudizi a volte critici sull’operato dei successori, tra i quali Sergio Marchionne, morto all’età di 66 anni.