> > Omicidio Lecce, chat di Antonio De Marco: "Con vendetta sei soddisfatto"

Omicidio Lecce, chat di Antonio De Marco: "Con vendetta sei soddisfatto"

chat Antonio De Marco

"È vero che la vendetta non risolve il problema, ma per pochi istanti ti senti soddisfatto", così a luglio Antonio De Marco scriveva sui social.

Spuntano nuovi dettagli sulla vita di Antonio De Marco, 21 anni, studente di Scienze infermieristiche, che ha ucciso Daniele ed Eleonora, nella loro casa di Lecce. In quella stessa abitazione in cui anche lui, in affitto, aveva vissuto per diversi mesi. Quel pianerottolo lo conosceva bene. Conosceva la zona e altrettanto bene la coppia di fidanzati. Innamoratissimi e con tanti progetti stroncati per sempre. Dopo la confessione dell’omicidio, perpetrato perché i due “erano troppo felici”, si indaga sul suo conto ed emergono nuove chat di Antonio De Marco. A luglio sui suoi social condivideva un post su un articolo intitolato “Psicologia della vendetta” e scriveva: Un piatto da servire freddo… È vero che la vendetta non risolve il problema, ma per pochi istanti ti senti soddisfatto.

Le chat di Antonio De Marco

Prima che le sue mani si macchiassero di sangue per sempre, sembra che nessuno conoscesse Antonio Giovanni De Marco. Non sa niente di lui il sindaco del suo Paese, Casarano, comune di circa 20mila abitanti nel Basso Salento. È Ottavio De Nuzzo, geometra, il primo cittadino. Tra i suoi clienti ha avuto i genitori e i nonni del 21enne, ma di lui nessuna notizia. Lo stesso vale per gli amici del padre, Salvatore De Marco, con il quale condividono la passione per la caccia. Di lui dicono essere un gran lavoratore, “un bravo falegname, rispettosissimo delle regole, tutte, quasi un calvinista, e lo stesso vale per sua moglie Rosalba Cavalera”, riporta il Corriere della Sera. Ma sul figlio Antonio nessun commento. Non ne sa niente il proprietario della palestra Gym Center, in cui Antonio si allenava fino a prima di trasferirsi a Lecce per frequentare l’università. Neanche gli altri sportivi che frequentano la stessa palestra sanno qualcosa di lui né i colleghi di corso all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Non sanno chi sia Antonio neppure i ragazzi che, come lui, erano a una festa di compleanno di una tirocinante.

Un anno fa Daniele De Santis, l’arbitro ucciso con la compagna, aveva dato una stanza in affitto al giovane di Casarno. Era convinto di avere a che fare con un bravo ragazzo. I due hanno persino vissuto insieme in quell’appartamento di via Montello, dove ogni tanto Eleonora andava a fare visita a Daniele. E per un intero anno, dal 29 ottobre 2019 al 17 agosto scorso, hanno chattato frequentemente e con costanza. Poi, pare sia accaduto qualcosa.

Eleonora, che sempre più spesso si fermava in quella casa con Daniele, diceva di sentirsi a disagio per la presenza di Antonio, confidando la sensazione a una sua amica di infanzia. Antonio, probabilmente, si è sentito “tradito” e “abbandonato”. Voleva rimanere in quella casa, anche se a viverci sarebbero stati in tre.

Sul web aveva cercato di sfogarsi ed esprimere il suo stato d’animo. Così il 3 luglio scorso aveva condiviso un post su un articolo intitolato “Psicologia della vendetta”. “Il desiderio di vendetta è una emozione che fa parte dei nostri impulsi più elementari quando siamo vittime di un’aggressione o di un’ingiustizia. Non è però utile ad alleviare le sofferenze: se da una parte fantasticare la vendetta può essere liberatorio, non si deve esagerare perché rischia di esagerare le cose”, si legge nel post. “Un piatto da servire freddo… È vero che la vendetta non risolve il problema, ma per pochi istanti ti senti soddisfatto”, più due emoticon di risate. Questo è il commento di Antonio. Tre giorni dopo, il 6 luglio, invia a Daniele un sms, chiedendogli per l’ultima volta di affittargli quella stanza. Cosa sia successo dopo non è ancora chiaro.