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Non trasformiamo anche Regeni in un caso di bagarre politica

giulio regeni

Intitolare una biblioteca di Bergamo a Giulio Regeni è una "scelta politica", ma non può dividere in favorevoli e contrari.

La decisione del Comune di Bergamo di intitolare la biblioteca del quartiere Colognola a Giulio Regeni, il ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto nel 2016, non è stata condivisa da tutti. Il parroco della chiesa di San Sisto, don Francesco Poli, anziché sottolineare il valore simbolico, morale e culturale, di questa dedica, dissente non solo sul metodo usato per l’approvazione ma anche sull’opportunità di battezzare la biblioteca con il nome di Regeni. Il sacerdote intervistato telefonicamente dal Corriere della Sera sostiene che la decisione è stata presa senza interpellare gli abitanti della zona e la Rete di quartiere, che “Regeni è una figura che non va bene a tutti” e che l’iniziativa viene vista da qualcuno come una “scelta politica”.

Sicuramente don Francesco ha parlato un po’ a ruota libera, senza soppesare le parole, senza immaginare le polemiche che avrebbero suscitato e come sarebbero state strumentalizzate per una diatriba politica che poco ha a che vedere col nome della biblioteca. Comunque, alcuni abitanti di Colognola hanno scritto una lettera pubblica indirizzata anche al sindaco Giorgio Gori e al parroco in cui esprimono il loro apprezzamento per la dedica.

Peccato per le polemiche, perché Bergamo dà un bell’esempio a tutte le città italiane e attuazione concreta alla proposta lanciata da Ernesto Galli della Loggia di dedicare a Regeni, sulla cui morte il nostro Paese non è stato finora in grado di avere verità e giustizia dall’Egitto, una via o una piazza in ogni comune della Penisola perché “alla memoria di Giulio e al dolore della sua famiglia l’Italia deve un risarcimento simbolicamente significativo”.

Entrando poi nel merito della questione, risulta che a Bergamo sia stato correttamente seguito l’iter richiesto per l’intitolazione di uno spazio pubblico e che la Giunta comunale abbia agito dopo l’approvazione del Consiglio comunale. L’assessore Giacomo Angeloni sostiene di aver informato anche la Rete civica senza peraltro ricevere alcun parere contrario. Tuttavia non è sbagliato definire l’intitolazione di una biblioteca una scelta politica perché è un luogo che, forse più di una via e di una piazza, racchiude un patrimonio di cultura, ma anche ideali di libertà, di impegno civile, di lotte per i diritti umani, di integrazione. La figura di Regeni incarna proprio tutti questi ideali.

Giulio era un appassionato studioso, costantemente alla ricerca del senso delle cose, una coscienza critica e lucida, un intellettuale autentico secondo la definizione che ne dà Pier Paolo Pasolini: “Che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che si sa o che si tace, che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero e coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”. Uno studioso che non esitava a scendere in campo per approfondire, verificare, capire.

Regeni non è stato un incauto che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma ha scelto di occuparsi della difficile situazione sindacale egiziana dopo la rivoluzione del 2011 e di far conoscere una realtà di ingiustizie e di soprusi attraverso il suo lavoro. Senza coprirsi adeguatamente le spalle.

Una figura così non può che essere un modello di riferimento per tutti e in particolare per le nuove generazioni che frequentano la biblioteca desiderosi di sapere, di ampliare gli orizzonti sul mondo, di costruire un futuro diverso. Ecco perché, don Francesco, è sacrosanto darle il nome di Giulio Regeni.