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La cura forte di Letta per il Pd “maschilista”

La cura forte di Letta per il Pd “maschilista”

L'analisi durissima di Enrico Letta sullo stato do un partito progressista ma arroccato su posizioni di vertice considerate solo a trazione maschile

La cura forte di Enrico Letta per il Pd “maschilista” passa per l’ammissione di un dato: prima di lui il partito Democratico era a trazione maschile, e non andava bene affatto. Il segretario dem non ha fatto sconti in una sue intervista al Corriere della Sera. Non li ha fatti proprio per sottolineare una sorta di cambio di passo, cambio radicale, scaturito dalla sofferta elezione di due capogruppo donne alla Camera e al Senato. La componente femminile era diventata uno degli snodi cruciali della dialettica interna al partito dopo l’elezione di Letta alla segretaria. E da snodo dialettico a movente per rimpolpare il correntismo nel Pd è da sempre questione di un attimo.

La cura forte di Letta: “Pd maschilista”

Ha detto Letta: “La situazione del Partito democratico che ho trovato è incrostata di maschilismo. Per romperlo c’è bisogno di gesti forti. Io faccio il rompighiaccio. Dico due cifre per far capire perché c’era bisogno che entrambi i capigruppo fossero donne. La prima linea del Pd finora è stata composta da uomini (il segretario, i ministri, i Presidenti di Regione, i capigruppo). Queste sono le persone che si vedono e che fanno il Pd”. E ancora: “Quando io sono arrivato, erano tutti uomini. Undici uomini su undici persone. Quando sono stato raggiunto da varie telefonate a Parigi e mi hanno chiesto di tornare a fare il segretario del Pd io ho detto: ‘No, io sto facendo altro, c’è bisogno che scegliate una donna. C’è bisogno che facciate un gesto di rottura’. Alla fine, poi, sono arrivato io ma mi sono detto: ‘Undici figure maschili non va bene, bisogna cambiare e intanto mettiamo almeno due donne su undici’”.

I dati a conferma della teoria

Poi Letta precisa: “Aggiungo un’altra cifra importante: gli ultimi tre congressi del Pd hanno avuto ciascuno tre candidati alla segreteria. Nove persone, tutti maschi. In questi giorni ho dovuto combattere contro le critiche di maschi, bianchi, cinquantenni che mi dicevano: ‘Due donne pur che sia? Vanno scelte in base alle competenze’. Questo è assolutamente giusto. Peccato che nessuno faccia il discorso ‘due uomini pur che sia’. Quando si tratta di andare su due uomini vai sull’automatico. Naturalmente quello che ho fatto è solo il primo passo″.

Quote rosa: una donna al Quirinale

Letta conferma dunque la linea intransigente contro le discriminazioni di genere. Lo fa chiedendo ironicamente ai contestatori del metodo ‘quote rosa’ quale sia l’alternativa. “Io vorrei che il Paese discutesse di questo. L’Italia è un Paese tutto al maschile. La questione chiave è quella dei vertici. Quando si arriva a competere per una posizione apicale, c’è sempre un uomo. Non è questione soltanto di politica. Tutta l’ironia che si fa sulle quote rosa è tipica del benaltrismo italiano che io non condivido. Io sono per dire: bisogna fare una cosa, non è bella, però è l’unica soluzione? Allora la si fa perché l’obiettivo è quello di far sì che il nostro Paese abbia il 50% di rettori donne, che un giorno il Corriere della Sera sia diretto da una donna. E che ci sia la possibilità che anche il prossimo presidente della Repubblica possa essere una donna”.