Nel corso di un Primo Maggio concitato e per certi versi “atipico” è arrivato dal Cdm il Decreto lavoro 2023: cos’è e di quanto aumenteranno gli stipendi sono domande che si stanno facendo in molti. Il sunto è che il robusto taglio del cuneo fiscale consentirà alle mensilità di subire un deciso incremento. Il cuore del Decreto è
la destinazione da parte dell’esecutivo Meloni di più risorse per il taglio al cuneo fiscale.
Decreto lavoro: di quanto aumenteranno gli stipendi
La premier lo aveva già illustrato ai sindacati Cgil, Cisl e Uil. E i numeri? Il pacchetto vedrà per il 2023 circa 3,4 miliardi destinati per la gran parte a un nuovo taglio del cuneo fiscale. In questo modo lo scopo dichiarato è rafforzare la tenuta del potere d’acquisto delle retribuzioni ma non in via definitiva, fino a novembre 2023. Al centro c’è il taglio del cuneo fiscale, ovvero sull’intervento sulle retribuzioni lorde con tetto 35mila euro. Quello invece entrerà in azione da luglio a novembre. E di quanto andrebbero ad aumentare gli stipendi? L’aumento medio mensile potrebbe oscillare tra 80 e 100 euro in busta paga, poi il taglio contributivo salirà di ulteriori quattro punti per i lavoratori con retribuzioni lorde fino a 35mila euro. Va precisato un dato comunque: l’intervento ipotizzato nel decreto lavoro prossimo ad approdare in Gazzetta ufficiale è di fatto un “una tantum” e varrà per il periodo luglio-novembre.
Cinque mesi di “respiro” contributivo
Si tratta di cinque mesi di maggior respiro contributivo, anziché gli otto mesi (maggio-dicembre) originariamente previsti dal governo. In agenda ci sono anche il taglio di tre punti di cuneo per i lavoratori dipendenti fino a 25mila euro di retribuzione lorda annua, e la conferma di due punti nella fascia retributiva tra 25 e 35mila euro. Quindi per il periodo luglio-novembre il taglio sarà pari a sette punti complessivi, cioè tre più quattro aggiunti per i dipendenti che hanno fino a 25mila euro di retribuzione lorda. Sarà invece di sei punti nelle retribuzioni tra 25 e 35mila euro.