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Def, le giustificazioni dei 45 deputati del centrodestra assenti alla Camera

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Dagli “impegni altrove” a “ero in bagno”: tutte le giustificazioni dei deputati del centrodestra assenti alla Camera che hanno messo a rischio il Def.

Il centrodestra inciampa sullo scostamento di bilancio facendo sprofondare Palazzo Chigi nell’imbarazzo e mandando su tutte le furie il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Non solo. Oltre a imbarazzo e furia, l’assenteismo dei deputati della maggioranza ha messo a rischio un tema delicato come il Def.

Def, le giustificazioni dei 45 deputati del centrodestra assenti alla Camera

Scoppia il caso dell’assenteismo tra i parlamentari del centrodestra alla Camera dei deputati, chiamati in aula per votare lo scostamento di bilancio. Tra chi si è appellato a impegni inderogabili altrove e chi si è dato malato, non è da escludere che quanto accaduto il 27 aprile a Montecitorio incarni una tattica studiata a tavolino per mandare messaggi politici chiari agli alleati.

Se è vero che sono sempre varie e, a tratti, fantasiose le giustificazioni addotte da chi non partecipa a votazioni cruciali per la maggioranza di Governo, decretando clamorosi passi falsi per l’esecutivo, si deve anche sottolineare che nessuno credeva che il centrodestra potesse inciampare sullo scostamento di bilancio, mettendo a rischio il Def.

Per quanto riguarda le assenze pesate tra le file della maggioranza, sono stati registrati ben 45 deputati assenti tra i quattro gruppi parlamentari che la compongono.

La piaga dell’assenteismo arriva anche a Montecitorio

Guardando ai tabulati, è emerso che a scegliere di non timbrare il cartellino sono stati 14 deputati di Fratelli d’Italia, 14 di Forza Italia, 15 della Lega e 2 di Noi Moderati. Se si escludono i parlamentari in missione che di solito possono contare su una “giustificazione ufficiale”, tutti gli altri sono sotto processo mentre infuriano le polemiche sulla tenuta della coalizione nei passaggi più importanti da affrontare in Parlamento.

Anche stavolta, intanto, proprio come in ognuno dei precedenti cristallizzati nella storia politica italiana, nessuno ha proferito parola per giustificare il proprio comportamento. Voci di corridoio riportano congetture che hanno il sapore di sentito dire. Nessuna dichiarazione ufficiale. Nessun virgolettato. Perché, mentre si cerca il responsabile di quanto accaduto, è molto meglio non rilasciare dichiarazioni che – inevitabilmente – si rivelerebbero un ennesimo autogol.

L’unico, sinora, ad aver fatto mea culpa e ad aver fornito una spiegazione circa l’assenza in Aula al momento del voto è stato il forzista Francesco Maria Rubano. “Mi sono recato in Aula, ho preso regolarmente la scheda dai commessi, poi sono andato in bagno e non sono riuscito a raggiungere in tempo l’emiciclo. Sono arrivato, purtroppo, a operazioni di voto concluse”, ha detto il deputato.