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Digitalizzazione, crowdinvesting e liberalizzazione degli asset: le novità del fintech

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La situazione sta cambiando: le fintech aprono nuovi spazi per le PMI e per investimenti notevolmente redditizi entrando nelle contrattazioni degli asset privati, rendendole più trasparente.

La maggior parte delle imprese in tutto il mondo ha una concreta necessità di scoprire strumenti di finanza alternativa, nel momento in cui i risparmiatori cercano rendimenti in linea con il rialzo dell’inflazione. Questa duplice necessità sta sollecitando quell’orientamento del fintech che è stato definito liberalizzazione degli asset.

Fino poco tempo fa, infatti, solo gli investitori istituzionali potevano usufruire di attività a forte tasso di crescita. Ma grazie alla digitalizzazione la situazione sta cambiando: le fintech aprono nuovi spazi per le PMI e per investimenti notevolmente redditizi entrando nelle contrattazioni degli asset privati, rendendole più trasparente.

Punto di riferimento per la finanza e per il credito alle PMI è Innexta, società del sistema camerale made in Italy con focus su strumenti, prodotti e servizi della finanza alternativa e del fintech. Utilizza un database analitico per aiutare i manager a identificare la soluzione digitale più idonea alle proprie necessità gestionali e finanziarie. È così possibile individuare le imprese che offrono servizi fintech nell’ambito dei finanziamenti per le imprese, in quelli di pianificazione finanziaria, fatturazione e tesoreria.

La crisi generale si è ripercossa anche sugli investimenti in fintech ma gli stessi meccanismi che lasciano presagire contesti recessivi spingono le fintech, che accumulano risorse finanziarie per le PMI meritevoli in cambio di rendimenti attraenti. Questo spiega la fuga dalle Borse da parte di molte aziende tecnologiche, che stanno ritardando l’intenzione di quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato. Tutto questo era già ampiamente palese l’anno scorso: a livello generale si evidenzia il record di oltre 140 operazioni di investimenti di private equity per 12 mld di dollari di investimenti, ben oltre i 5 mld dell’anno precedente.

Nel nostro Paese cresce il crowdinvesting, una forma di crowdfunding operata attraverso piattaforme online in cui, a fronte di un investimento anche di modesta entità, l’azienda oggetto della campagna di raccolta di capitali riconosce all’investitore un titolo di partecipazione della società stessa. Al 30 Giugno risultavano operativi 51 portali per la raccolta di capitali secondo lo schema dell’equity crowdfunding, mentre per il lending se ne rilevano 12 finalizzate a finanziare imprese e 20 finalizzate al real estate. La raccolta a un anno supera i 400 milioni, una briciola rispetto alle masse del nostro mercato finanziario eppure significativo se confrontato con le startup che sono le tipiche imprese che accedono al capitale non facilmente. Le possibilità offerte dai private asset rappresentano un’esigenza per cercare di tutelarsi meglio dai pericoli dell’inflazione.

Le possibilità offerte dai private asset sono indispensabili per coprirsi dai picchi dell’inflazione. Avere risposte che consentono al piccolo investitore di accostarsi a queste tematiche è decisamente importante. Ma occorre affiancare il consumatore di fronte a queste opportunità. Purtroppo in Italia la cultura finanziaria è ancora molto contenuta ed è difficile che un risparmiatore riesca ad approfondire con successo le occasioni di investimento in private assets. Gli enti pubblici nazionali e locali, le associazioni imprenditoriali e i Confidi sono parte attiva nell’assistenza alle aziende. Innexta per esempio ha realizzato l’Equity Crowdfunding Hu2 per consultare le primarie caratteristiche delle imprese che hanno sponsorizzato una campagna di equity crowdfuning o che hanno acquisito liquidità attraverso questo strumento. Lo scopo è assicurare trasparenza del mercato nonchè agevolare lo scambio con lo scopo, nel tempo, di contribuire alla crescita del mercato secondario.