La discussione sul Dl Sicurezza torna a infiammare il dibattito politico in Senato, con le opposizioni che hanno deciso di alzare la voce in modo netto e visibile. Pd, M5s e Avs hanno manifestato il loro dissenso sedendosi davanti ai banchi del governo, interrompendo le votazioni in Aula.
Dl Sicurezza: misure già attive ma la conversione in legge resta urgente
Le disposizioni contenute nel decreto-legge sono già entrate in vigore, tuttavia, per diventare definitivamente legge, il provvedimento deve essere approvato entro 60 giorni dalla sua pubblicazione sia dalla Camera dei Deputati — che ha già espresso il proprio voto — sia dal Senato.
Questo tipo di norma, previsto dalla Costituzione italiana, viene adottato dall’esecutivo in situazioni di straordinaria necessità e urgenza, permettendo l’entrata immediata in vigore delle misure. Nel caso specifico, però, il governo ha scelto questa formula anche per ridurre al minimo le possibilità di modifica del testo da parte del Parlamento, limitando così il margine di intervento dei legislatori durante il processo di conversione.
Dl Sicurezza, caos in Senato: l’opposizione protesta, seduta sospesa
Le opposizioni hanno protestato in Senato contro il decreto Sicurezza. Come segno di dissenso, i senatori di Pd, M5s e Avs si sono seduti davanti ai banchi del governo, intonando ripetutamente grida di “vergogna” e richiedendo la convocazione della conferenza dei capigruppo.
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, inizialmente ha sottolineato di non voler interrompere la seduta, ma successivamente ha deciso di sospendere temporaneamente i lavori dell’Aula convocando la conferenza dei capigruppo:
“Non c’era bisogno di stare seduti, quando i capigruppo mi chiedono una riunione non è mai capitato che io non l’abbia consentito“.