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Nuova possibile svolta nel caso di Villa Pamphili: la donna trovata morta con la sua neonata nel parco di Roma, vista in compagnia di Francis Kaufmann, detto Rexal Ford, sarebbe stata riconosciuta dalla madre. Si tratterebbe di una cittadina russa di nome Anastasia. L’indiscrezione arriva dal programma Chi l’ha visto.
Francis Kaufmann e le tensioni con la giustizia italiana
Durante l’udienza di convalida davanti alle autorità greche, Francis Kaufmann avrebbe rivolto un duro commento definendo “mafiosi” gli italiani. L’uomo, fermato con l’accusa di aver ucciso la sua bambina di sei mesi e di aver nascosto il corpo della madre, è attualmente detenuto nel carcere di Larissa. Kaufmann avrebbe respinto il trasferimento in Italia, rifiutando di essere estradato. Ora si attende la decisione definitiva dei magistrati greci in merito alla richiesta di estradizione presentata dalle autorità italiane.
Donna russa rivendica la maternità della vittima di Villa Pamphili: “È mia figlia Anastasia”
La donna trovata senza vita a Villa Pamphili il 7 giugno scorso, a circa 200 metri dal corpo della sua bambina di pochi mesi, sarebbe una cittadina russa di 30 anni di nome Anastasia. La redazione di Chi l’ha visto è riuscita a entrare in contatto con una donna che sostiene di essere la madre della giovane deceduta. “È mia figlia”, ha dichiarato alla trasmissione di Rai 3, raccontando che Anastasia si era trasferita a Malta per studiare inglese, dove avrebbe incontrato Kaufmann.
Le ricerche per confermare l’identità della vittima proseguono anche a Malta, dove la coppia si sarebbe conosciuta nel 2023. Non viene esclusa la possibilità che la giovane abbia lasciato l’Ucraina a causa del conflitto con la Russia.
Donna russa rivendica la maternità della vittima di Villa Pamphili: l’ultima telefonata
La madre, qualora venisse confermata la parentela, ha riferito di aver avuto l’ultima comunicazione con la figlia tramite videochiamata il 27 maggio. Il 2 giugno, secondo quanto riferito dalla donna, la ragazza le aveva inviato una mail in cui confessava di avere problemi con il compagno, ma che stavano cercando di superarli insieme.
La bambina si chiamava Andromeda, anche se in seguito era stata ribattezzata Lucia. La donna, visibilmente provata, ha inoltre fornito un particolare riconoscibile della figlia: un tatuaggio sul piede, corrispondente esattamente a quello evidenziato dalla polizia. Al momento non è stato reso noto il cognome della vittima.
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