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Caso Giulio Regeni, Gentiloni: "L'Italia non dimentica"

Caso Giulio Regeni

Il 25 gennaio 2016 veniva trovato senza vita al Cairo il ricercatore Giulio Regeni. A due anni dalla morte resta ancora lontana la verità sulla morte.

Sono passati due anni da quando Giulio Regeni, 28enne friuliano ricercatore per l’Università di Cambridge, scomparse a Giza, a pochi chilometri dal Cairo. Questa sera alle 19,40 in molte piazze italiane vi sarà una commemorazione pubblica. I depistaggi del governo egiziano, la sua attività di ricerca, il tradimento delle persone che aveva conosciuto, la concentrazione repressiva del governo sulle attività del ricercatore tra i nodi ancora da sciogliere. In un’intervista di oggi il procuratore generale di Roma Pignatone rivendica i successi ottenuti fin’ora e traccia la strada ancora da compiere per giungere alla verità.

Caso Giulio Regeni

Giulio Regeni stava facendo la sua tesi di dottorato sul sindacato indipendente dei venditori ambulanti per l’Università di Cambridge. La sera del 25 Gennaio 2016 scomparve mentre si stava recando ad una festa di compleanno nei pressi di piazza Tahir. Regeni viveva nel quartiere Dokki di Giza, a una ventina di chilometri a sud-ovest dal Cairo. Il suo corpo fu ritrovato nove giorni dopo a lato di una strada e il corpo era irriconoscibile a causa delle torture subite. La situazione egiziana in quel periodo era particolarmente tesa.

Come tutti i 25 gennaio si creavano manifestazioni di protesta nei confronti del presidente egiziano e della sua violenta presa al potere, avvenuta il 25 gennaio 2011 in seguito ad un putch militare ai danni dei Fratelli Musulmani, allora al potere. Al-Sisi utilizzò, ed utilizza ancora, una repressione violenta, nel tentativo paranoico di reprimere qualsiasi forma di protesta. A pochi anni dalla presa del potere il generale egiziano temeva un tentativo insurrezionale appoggiato da potenze straniere. Regeni, per la sua attività di ricerca, fu spiato. Due episodi meritano di essere ricordati: il finanziamento di 10 mila sterline ricevuto da una fondazione britannica che si occupa di progetti di sviluppo e la partecipazione di Regeni ad un incontro pubblico sui sindacati indipendenti.

Nel primo episodio Regeni fidandosi ingenuamente di un personaggio dal passato miserevole, che aveva conosciuto per la sua ricerca “partecipata”, confidò di aver ricevuto il finanziamento ad uno dei leader dei sindacati indipendenti dei lavorati di strada Mohamed Abdallah. Quest’ultimo si mostrò più interessato al denaro piuttosto che al progetto di sviluppo. In seguito, il 7 Gennaio 2015, Abdallah denunciò alle autorità egiziane Regeni come una spia, e dopo la morte di Giulio dichiarò di averlo fatto per proteggere il suo paese. Questo avvenimento conferma che Regeni è stato tradito dalle persone di cui si fidava.

L’altro episodio invece conferma che Regeni era spiato dai temibili servizi segreti egiziani, guidati dal ministro degli Interni Abdel Ghaffar, altra figura chiave del regime di Al-Sisi. Durante l’incontro pubblico sul sindacato indipendente Regeni rimase impressionato dall’energia e dagli argomenti emersi durante la riunione, scrivendo un articolo dai torni abbastanza forti. Inoltre Regeni si confidò ai suoi amici preoccupazione per essere stato avvicinato, durante l’incontro pubblico, da una donna velata che lo fotografò. E’ senza dubbio la prova che Regeni fosse spiato e temuto dal governo. Il governo ha depistato la morte di Regeni accusando e facendo uccidere innocenti, orchestrando un tentativo di rapimento di Giulio da parte dei finti criminali di strada.