Come ridurre la povertà nel mondo? Non è questa la domanda giusta da porsi e da porre per risolvere il problema. A dimostrarlo tre ricercatori che si sono messi in luce “per il loro approccio sperimentale atto ad alleviare la povertà globale“, a cui il Royal Swedish Academy of Sciences ha assegnato congiuntamente il Nobel per l’Economia 2019.
Il Nobel per l’economia 2019
A vincere il prestigioso premio Abhijit Banerjee ed Esther Duflo (seconda donna a ricevere il riconoscimento in questa categoria), che insegnano al Massachusetts Institute of Technology, e Michael Kremer, docente ad Harvard.
Come sottolinea il comitato accademico che assegna i Nobel, “più di 700 milioni di persone vivono ancora con redditi estremamente bassi. Ogni anno, circa cinque milioni di bambini al di sotto dei 5 anni muoiono per malattie curabili ma costose. La metà dei bambini del mondo abbandona invece la scuola senza adeguate competenze di alfabetizzazione e di calcolo” poiché per loro e le loro famiglie il sistema d’istruzione non è sostenibile economicamente.
Banerjee, Duflo e Kremer con i loro studi hanno introdotto un nuovo approccio per ottenere risposte affidabili sui modi migliori per combattere la povertà globale.
A domanda precisa risposta concreta
In sostanza, questo approccio comporta la divisione delle problematiche in domande più piccole e maggiormente gestibili. I ricercatori hanno dimostrato infatti che ponendo quesiti più precisi si ottengono (incredibilmente, c’è chi ironizza sui social) risposte e soluzioni migliori.
A metà degli anni ’90, Michael Kremer e i suoi colleghi hanno dimostrato quanto potente possa essere questo approccio sperimentandolo sul campo, riuscendo a mettere a punto una serie di interventi che hanno migliorato i risultati scolastici nel Kenya occidentale.
Successivamente a Kremer si sono uniti Abhijit Banerjee e Esther Duflo, i quali hanno condotto studi simili su altre questioni in altri Paesi. Un importate risultato è stato per esempio raggiunto in India, dove oltre cinque milioni di bambini hanno beneficiato di efficaci programmi di tutoraggio nelle scuole e ridotto sensibilmente l’abbandono.