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Elisa è in coma da 12 anni: per il papà non vive più

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Elisa, oggi 46 anni, nel 2006 ebbe un incidente mentre tornava a casa con il fidanzato da Padova. Lui si salvò, ma poi si suicidò per il rimorso.

Nella stanza dove si trova Elisa ci sono macchine, cannule, la sacca per l’alimentazione artificiale, il baxter che la idrata. Lei ha gli occhi chiusi e la bocca aperta. È lì con il corpo, ma chissà con la mente dov’è. Il suo mondo psichico è sconosciuto, quello fisico è ridotto a stare in questa stanza senza tempo. Perché qui è sempre tutto uguale. Elisa è in coma da 12 anni.

Elisa si trova al terzo piano dell’Antica Scuola Santa Maria dei Battuti di Mestre, in provincia di Venezia. Si tratta di una casa di riposo con una sezione speciale e molto riservata, dove agli estranei è vietato l’accesso. La chiamano SVP, stati vegetativi permanenti. Elisa è una di loro. Non parla, non mangia, non vede, non si muove. La sua vita è sospesa da dodici anni, ovvero da quando un incidente stradale l’ha fatta precipitare in questo tunnel senza via di uscita.

“Questa non è vita e non è neppure sospesa, perché è una situazione permanente, irreversibile. Non so nemmeno io cos’è…”. A parlare è il padre di Elisa, Giuseppe, che cerca una parola inesistente per definire la condizione di sua figlia. Elisa non è più niente di com’era prima dell’incidente. Non la riconosce più, non la vuole nemmeno chiamare persona. “Lei era bella, arguta, piacevole. Ora non ha nemmeno la sensibilità di un vegetale, che almeno gode di un raggio di sole, di una goccia d’acqua. Lei non potrà mai godere di niente, potrà solo soffrire”.

Nella stanza di Elisa, persa in un coma senza ritorno

Il signor Giuseppe, che tutti conoscono come Pino, si agita. Elisa intanto, che oggi ha 46 anni, rimane a letto immobile. Accanto a lei c’è Adriana, la badante che la accudisce, la accarezza, si prende cura di lei. Sul letto accanto, con lo stesso corpo inerte e gli occhi sbarrati, c’è anche la compagna di stanza di Elisa. Si chiama Marina e ha 68 anni. Si trova in coma vigile permanente da dieci anni. Nella stanza di Elisa si va avanti così.

Il signor Pino ha deciso di chiedere consiglio all’associazione Luca Coscioni. Anni fa aveva contattato lo studio legale Campeis, che assisteva la famiglia di Eluana Englaro. Il quadro normativo è chiaro, coerente e consolidato, aveva spiegato l’avvocato. Il signor Pino, in quanto amministratore di sostegno della figlia, è in grado di chiedere al giudice tutelare di rinunciare al trattamento medico in atto. Con tale l’autorizzazione potrà poi rivolgersi al sistema sanitario nazionale per avere le cure palliative che possano accompagnare sua figlia a una morte senza sofferenza.