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Moscopoli, è Kharchenko il secondo russo della trattativa al Metropol

Gianluca Savoini, Moscopoli caso russia lega

La scoperta delle identità è stata condotta attraverso i riscontri in più registrazioni della fonometria delle voci appartenenti ai russi.

A poco meno di un anno di distanza dalle trattative dell’Hotel Metropol di Mosca, un altro tassello di Moscopoli prende forma. Dall’inchiesta giornalistica congiunta di Buzzfeed News, Bellingcat e Insider spunta fuori la conferma dei nomi, identificati nella registrazione, dei due ufficiali russi che a colloquio col leghista Savoini negoziavano gli interessi della Russia nel governo italiano. Si tratta di Andrej Kharchenko e di Ilja Andreevich Jakunin: il primo nato in Azerbaigian nel 1980, cittadino russo dal 1995, è un esponente del Movimento Internazionale Euroasiatico; il secondo è stato molto vicino a figure politiche russe e organizzazioni statali.

Nel 2016 i due parteciparono alla spedizione in Crimea (annessa nel 2014) per il summit con la delegazione turca. Entrambi versano in stretti rapporti con l’amico di Putin, Vladimir Pligin, e il filosofo sovranista Alexsandar Dugin: quest’ultimi assenti durante l’incontro del Metropol, hanno smentito alle fonti ufficiali qualsiasi rapporto con i due identificati (al contrario nelle registrazioni di Buzzfeed sia Pligin che Dugin vengono nominati più volte).

Moscopoli: la svolta

Nella hall dell’hotel siedono a un tavolo tre italiani e tre russi: da un lato ci sono Gianluca Savoini (Presidente dell’Associazione Lombardia-Russia con sede a Milano in via Bellerio), Gianluca Meranda (avvocato d’affari) e Francesco Vannucci (consulente finanziario); dall’altro Jakunin e Kharchenko in compagnia di un certo Jurij.

La scoperta delle identità è stata condotta attraverso i riscontri in più registrazioni della fonometria delle voci appartenenti ai russi. Le analisi apportate su nastri di interviste e telefonate hanno confermato le ipotesi di abbinamento: gli audio sono stati consegnati agli specialisti del National Center for Media Forensics dell’Università del Colorado per uno studio forense più approfondito.

L’indagine italiana

Informazioni in più, dunque, per la giustizia italiana dato che uno dei due russi identificati avrebbe viaggiato con un passaporto di servizio: documento che, sarebbe in concessione esclusiva alle delegazioni governative ufficiali. Un nuovo elemento emerso che sarebbe fondamentale per le indagini in corso accertando quindi l’ipotesi di tentata corruzione di pubblici ufficiali russi mossa dai pm di Milano.