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Uscire dalla quarantena per fasce di età: la proposta di Israele

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Crisi economica, l'altra faccia dell'emergenza coronavirus. Come uscire dalla quarantena? L'ipotesi delle fasce di età.

Come uscire dall’emergenza coronavirus? C’è chi propone di farlo in modo graduale, dicendo addio alla quarantena per fasce di età a cominciare dai soggetti più forti, come i giovani, per poi passare a quelli più a rischio. È l’ipotesi al vaglio in Israele e un domani, forse, anche a Milano, come proposto dal sindaco Beppe Sala. Tra i sostenitori del progetto c’è anche Giovanni Cagnoli, presidente di Carisma.

Quarantena e fasce di età

Emergenza coronavirus, come uscire dalla crisi? Dalle pagine del Corriere della Sera Giovanni Cagnoli, presidente di Carisma, lancia l’idea. L’imprenditore, con un holding di 14 aziende e oltre 300 milioni di fatturato e 1.000 dipendenti, parte con un’osservazione dei dati di contagio in Italia e negli altri Paesi dove vengono effettuati numerosi tamponi. Un contagio che si distribuisce in tutte le fasce d’età, ma dove il tasso di mortalità sotto i 50 anni è rasente zero e che sale tra i 50 e i 60, nonostante il dibattito dei 50mila casi stimato dall’Istituto Superiore di Sanità e ritenuto sottostimato.

In base ai dati raccolti anche negli altri Paesi europei, il numero degli infettati potrebbe essere compreso tra 1:400 e 1:600, il che porterebbe il numero dei contagiati nel nostro Paese a 2 milioni, di cui molti inconsapevoli, e cui stime raccolte mostrano che, se il virus si dovesse sviluppare al Sud con la stessa intensità del Nord, la situazione potrebbe essere catastrofica. Inutile parlare di un picco generalizzato, dato i molteplici focolai in diverse zone d’Italia, com’è irrealistico comprimere i servizi essenziali quali alimentari, sanità, elettricità, rifiuti, comunicazioni e logistica.

Prendendo l’esempio della Cina che ha chiuso una regione, e non un Paese, dove lo Stato è riuscito a garantire i beni essenziali producendo a sostegno dell’impatto dell’emergenza sanitaria ed economica: cosa di molto differente rispetto al nostro Paese, del tutto fermo. “Per ridurre i casi giornalieri in Italia a 100 o 200 da questi livelli occorrerà ancora del tempo forse fino a metà o fine del mese di maggio. Inutile illudere gli italiani”, Cagnoli ha affermato, convinto che diversamente da come attuato, non tutte le attività debbano essere messe in pausa. Come fare per ridurre il contagio? Dividere la popolazione in tre fasce d’età che usciranno dalla quarantena in momenti diversi.

Le fasce d’età di Cagnoli

Le tre fasce d’età di Cagnoli vanno dalla verde, fino ai 55 anni, gialla, dai 55 ai 65, e rossa, sopra i 65. Per quest’ultimi isolamento e misure di protezione drastiche con consegna a domicilio della spesa. Per la fascia 55-65 rientro graduale al lavoro in tempi dilazionati: “Tempistica certa e dichiarata di ritorno graduale all’attività”, con un timing da seguire per garantire un’ulteriore sicurezza. Una scelta adottata anche da Israele, presa d’esempio dall’imprenditore, e da sempre d’esempio nelle situazioni d’emergenza.

Il calendario di Cagnoli vede nella data del 6 aprile la riapertura delle aziende in maniera graduale; il 14 aprile l’apertura definitiva; il 21 aprile l’apertura di negozi, bar e ristoranti con l’obbligo di rispettare la distanza interpersonale e nel 2 maggio l’eliminazione delle limitazioni di spostamento e riapertura delle scuole. Un calendario che dovrebbe tenere conto dei possibili spostamenti delle zone di contagio e che potrebbe subire delle azioni correttive se ci fossero degli scostamenti significativi nelle statistiche rispetto le previsioni. Cagnoli fa presente la necessità di un programma a sostegno di aziende e privati con un piano di “back stop” dello Stato, che preveda la congelazione di oneri, l’apertura di una garanzia di credito rapida e il sostegno ai lavoratori. Stop che costerebbe 300 miliardi da ripartire a tutti i soggetti attivi che, in linea temporale, potrebbe veder tutti pronti sulla linea di riapertura il 1 settembre 2020.

Data la perdita accertata, meglio azzeccare una cura all’80-90% che aspettare due mesi e far giusto al 95%. Una teoria che impedisce però di soppesare allo stesso tempo salute, economia e occupazione, dove in futuro andranno riviste le modalità di produzione nei tre diversi settori d’attività commerciali, probabilmente aprendo una “zona arancione“. Per le industrie rispettare una distanza interpersonale e adottare i giusti “Dispositivi di Protezione Individuale” saranno operazioni molto più che ipotizzabili, e dove verranno probabilmente ripensate diverse modalità di produzione in cucina, forni e laboratori.

Una sfida da affrontare

Una sfida che cambierà profondamente le abitudini italiane, che stravolgerà l’esperienza a tavola, la scelta dei cibi e delle cucine e forse alla rivalutazione non emergenziale del food delivery. La consegna a domicilio che potrebbe ridefinirla nel suo essere e nei suoi spazi, nella produzione e consumo. Grandi superfici condivise da più operatori in zone che favoriscano il trasporto porta a porta, luoghi dove produrre piatti, pizze in ambienti più facilmente controllabili e sanificabili, con applicazioni trasferite dal mondo “di prima” alle nuove modalità applicate. Per debellare il virus toccherà aspettare un vaccino, che ad oggi è alla portata delle nostre conoscenze. Tempo e fattori economici possono influire su quest’ultimi, come anche i nostri comportamenti. Con una maggiore attenzione alla salvaguardia personale e collettiva.