> > Morta suicida Daisy Coleman: denunciò il suo stupro su Netflix

Morta suicida Daisy Coleman: denunciò il suo stupro su Netflix

morta suicida daisy coleman

Daisy Coleman, è morta suicida nella giornata di ieri 4 agosto. Nel 2012 a soli 14 anni, subì assieme alla sua amica Audrie Pott, violenza sessuale.

Morta suicida Daisy Coleman, la ragazza ventitreenne che appena a quattordici anni, venne stuprata da un gruppo di ragazzi. L’episodio le causò un grande stato di shock dalla quale non riuscì più a riprendersi psicologicamente. Per testimoniare ciò che le è successo, qualche tempo fa raccontò la vicenda assieme alla sua Audrie Pott in un documentario su Netflix dal titolo “Audrie e Daisy” uscito nel 2016.

Morta suicida Daisy Coleman

Una giovane vita spezzata troppo presto, quella di Daisy Coleman che lottò come una leonessa fino alla fine per sopravvivere ad un evento traumatico come lo stupro che lascia le cicatrici a vita. Daisy, venne stuprata alla tenera età di quattordici insieme alla sua amica Audrie Pott. Le due ragazze subirono violenza sessuale l’una a circa 9 mesi di distanza. Daisy, fu la prima ad essere violentata a gennaio del 2012, mentre si trovava a Maryville nel Montana per una festa.

Per Audrie Pott la sorte fu ancora più tragica. Fu stuprata nel settembre dello stesso anno, a Saratoga in California, ma da quell’evento non si riprese mai. Morì suicida solo 10 giorni dopo. Nei mesi successivi, nessuno venne mai condannato. Anzi la Coleman venne ripetutamente presa in giro e bullizzata sia a scuola che sui social. Una situazione che negli anni divenne ingestibile fino a ieri, martedì 4 agosto quando decise di porre fine alle sue sofferenze togliendosi la vita.

La madre di Daisy: “La mia bambina se n’è andata”

“Non si è mai ripresa da ciò che quei ragazzi le hanno fatto e non è giusto. La mia bambina se n’è andata”, ha dichiarato la madre di Daisy Coleman per comunicare la sua scomparsa. Un saluto visibilmente emozionato, come solo una mamma sa fare, ma allo stesso tempo un grido disperato d’aiuto per tutte le ragazze che hanno vissuto la stessa situazione della figlia.

Un reato nel quale già da tempo Amnesty International lotta perché sia inserito il consenso nei rapporti sessuali. In troppe parti del mondo, si pensa ancora che la violenza sia colpa della donna che viene vista ancora come la provocatrice della situazione.