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Fca di Melfi, la nuova industria 4.0: operai robottizzati

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Esoscheletri robotici alla Fca di Melfi, questa la nuova soluzione per prevenire incidenti sul lavoro.

Presso lo stabilimento Fca di Melfi si sperimentano nuove frontiere nell’ambito dell’integrazione fra tecnologia e lavoro industriale. Alcuni operai infatti sono stati dotati di esoscheletri robotizzati per permettere loro di svolgere mansioni di assemblaggio in condizioni altrimenti pericolose. La misura di sicurezza divide subito il mondo del lavoro italiano: soluzione ad un problema annoso, oppure ennesimo ritrovato per lo sfruttamento dell’operaio?

Operai robottizzati

Le immagini richiamano alla mente scenari cinematografici di una fantascienza non troppo lontana, nella quale uomo e macchina cooperano al fine di raggiungere il progresso della specie umana. Quanto sta accadendo nello stabilimento Fca di Melfi è invece realtà, e rappresenta un momento cruciale nel mondo del lavoro italiano, nel bene o nel male. Gli operai delle catene di montaggio nello stabilimento in Basilicata sono stati muniti di esoscheletri di sostegno, volti ad aiutarli nell’assemblaggio di componenti automobilistiche. Per lavorare in alcune postazioni gli operai indossano supporti adattati alle linee umane: nulla di ingombrante o appariscente, ma sostegni robotici e idraulici pensati per ridistribuire il peso nelle zone più a rischio, come ad esempio schiena, specie nel tratto lombare, e spalle.

Industria 4.0

In un periodo tristemente famoso per il numero tutt’ora inaccettabile di morti bianche, un’innovazione di tale portata può rappresentare una vera e propria svolta, un punto di partenza per un’integrazione più efficiente della tecnologia in quella parte della produzione che riguarda l’operaio. Gli incidenti sul lavoro sono ancora a livelli drammaticamente alti, e l’inserimento di questo tipo di misure precauzionali e di sicurezza è indice di una maggiore attenzione alla componente umana della catena di montaggio, culturalmente vista come qualcosa di alienante e inumana.

Esiste tuttavia un rovescio della medaglia, e a portarlo alla luce è l’Unione Sindacale di Base dello stabilimento Fca. A svegliarci da questo sogno cybernetico e robotico è la considerazione che, se una certa tipologia di lavoro è considerata a tal punto rischiosa per l’uomo da richiedere supporti robotici, forse non dovrebbe essere un operaio umano ad occuparsene. L’Unione Sindacale indica l’esperimento come innaturale, ennesimo esempio di come l’operaio, in nome della produttività, sia costretto a sopportare il peso di un complesso robotico pur di proseguire il proprio lavoro in postazioni la cui pericolosità è da anni nota. I sindacati vedono nelle misure adottate il sacrificio dell’operaio e della sua umanità a vantaggio della produttività, ennesimo caso di come la tecnologia nel lavoro non porti a un miglioramento per il lavoratore, che si trova a doversi adattare ai mezzi di produzione invece che divenirne padrone.