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Sentenza ergastolo per Filippo Turetta, la Procura presenta appello: la reazione di Gino Cecchettin

Filippo turetta Gino Cecchettin

La sentenza di primo grado ha escluso stalking e crudeltà nella condanna di Filippo Turetta. Ora emergono nuovi sviluppi nel caso: la reazione di Gino Cecchettin.

La vicenda giudiziaria di Filippo Turetta continua a far discutere: condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, la sentenza di primo grado ha suscitato sorpresa e indignazione per l’esclusione delle accuse di stalking e crudeltà. Ora, con nuovi sviluppi nel procedimento penale, si riapre il dibattito sul caso che ha scosso profondamente la comunità e la famiglia della vittima.

In questo contesto, arriva la reazione di Gino Cecchettin.

Filippo Turetta, la Procura di Venezia impugna l’ergastolo

La Procura di Venezia ha formalizzato l’appello per ottenere il riconoscimento delle aggravanti precedentemente escluse: la crudeltà e la condotta persecutoria nei confronti della vittima. Il pubblico ministero sottolinea come le 75 coltellate inferte in circa 20 minuti abbiano inevitabilmente prolungato l’agonia della giovane laureanda di Vigonovo. Per quanto riguarda le persecuzioni, vengono richiamate le migliaia di messaggi inviati da Turetta a Cecchettin, sia durante il giorno che di notte.

Inoltre, è stato accertato che l’imputato si presentasse frequentemente nei luoghi abitualmente frequentati dalla vittima, alterandone così le routine quotidiane e lo stato psicofisico. Rilevanti, ai fini dell’inchiesta, sono anche i ricatti emotivi che l’uomo rivolgeva alla sua ex fidanzata.

In base a queste considerazioni, il pubblico ministero Andrea Petroni chiederà alla Corte di riconoscere le aggravanti non accolte in primo grado. La difesa di Filippo Turetta ha tempo fino al 27 maggio per presentare il proprio ricorso in appello.

Filippo Turetta, la Procura di Venezia impugna l’ergastolo: la reazione di Gino Cecchettin

Ci rincuora il fatto che la Procura abbia impugnato la sentenza perché conferma che la richiesta di impugnazione del nostro collegio difensivo in difesa della famiglia Cecchettin era fondata”, ha commentato l’avvocato Stefano Tigani, difensore di Gino Cecchettin.

“Una sentenza simile, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, non solo è pericolosa, ma segna un precedente terribile”. Elena Cecchettin, sorella di Giulia, commentava così le motivazioni con cui i giudici della Corte d’Assise di Venezia avevano condannato all’ergastolo Filippo Turetta. Dei tre capi di accusa — omicidio aggravato dalla premeditazione, crudeltà e stalking — solo il primo era stato accolto dai giudici, mentre l’esclusione della crudeltà rappresentava uno degli aspetti più contestati della sentenza.

“Sì, fa la differenza riconoscere le aggravanti, perché vuol dire che la violenza di genere non è presente solo dove è presente il coltello o il pugno. Ma molto prima. Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e il menefreghismo per gli stadi di violenza che anticipano il femminicidio”, aveva aggiunto Elena Cecchettin in un lungo sfogo social.