> > Banca d’Italia: Pil in calo del 9,2% nel 2020

Banca d’Italia: Pil in calo del 9,2% nel 2020

piggy bank 2889042 1920

La caduta del pil sarà senza precedenti. E questo anche se non dovesse esserci un "ritorno" del Covid-19. Altrimenti il crollo sarebbe ancora peggiore

La pandemia in corso e le conseguenti misure di contenimento hanno comportato forti contrazioni nell’attività produttiva in tutti i principali paesi. È quanto si legge in una nota della Banca d’Italia che presenta le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2020-22, elaborate dagli esperti nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema. Le proiezioni per l’area dell’euro sono state rese note il 4 giugno dopo la riunione del Consiglio direttivo della BCE. Il PIL mondiale è stimato in forte arretramento quest’anno, con effetti molto marcati sugli scambi commerciali. Nella proiezione di base qui presentata si ipotizza che la domanda estera per i beni prodotti nel nostro paese si riduca del 13,5 per cento nel 2020 e torni a espandersi nel prossimo biennio. Ulteriori ripercussioni sull’attività economica derivano dalla caduta dei flussi turistici internazionali. I profili dei tassi di interesse e del prezzo del greggio sono quelli impliciti nelle quotazioni dei mercati nelle dieci giornate lavorative terminanti il 18 maggio. Sottostante a questo scenario vi è l’ipotesi che la diffusione della pandemia rimanga sotto controllo a livello globale e in Italia e che pertanto prosegua la graduale rimozione delle misure di contenimento del contagio e l’attenuazione delle loro ripercussioni economiche. Sotto queste ipotesi, lo scenario di base2 prefigura una contrazione del PIL in Italia del 9,2 per cento nella media di quest’anno, seguita da una graduale ripresa nel prossimo biennio (4, 8 per cento nel 2021 e 2,5 per cento nel 2022). All’andamento nell’anno in corso contribuirebbe, oltre alla caduta della domanda estera e dei flussi turistici internazionali, il decremento della domanda interna, in seguito alla sospensione di alcune attività economiche per il contenimento del contagio e alle ripercussioni della crisi epidemica sull’occupazione e sui redditi delle famiglie. La ripresa del PIL, dal secondo semestre di quest’anno, sarebbe in larga parte attribuibile al graduale venir meno degli effetti connessi con le misure di contenimento; le ripercussioni della contrazione della domanda estera e dei flussi turistici e quelle derivanti da comportamenti più cauti di famiglie e imprese avrebbero invece effetti più persistenti, rallentando il ritorno dell’attività produttiva verso i livelli pre-crisi.

Le misure della politica di bilancio di sostegno diretto alla domanda, incluse nei decreti legge “Cura Italia” e “Rilancio”, fornirebbero un contributo significativo nel mitigare la contrazione del PIL nell’anno in corso, valutabile secondo i moltiplicatori tradizionali in oltre 2 punti percentuali. Alcune misure, come la moratoria sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti sarebbero inoltre essenziali a scongiurare il materializzarsi di possibili effetti non lineari associati a gravi conseguenze finanziarie, evitando una crisi di liquidità, mantenendo aperte le linee di credito delle imprese e soddisfacendo il fabbisogno di fondi indotto dalla crisi.

I consumi delle famiglie si ridurrebbero quest’anno a ritmi analoghi a quelli del PIL, risentendo principalmente delle limitazioni connesse ai provvedimenti di sospensione dell’attività e della contrazione dell’occupazione e del reddito disponibile, seppure attenuata dalle misure espansive; la ripresa sarebbe in linea con quella del prodotto nel 2021 e più moderata l’anno successivo, in parte per l’esigenza di ricostituire i livelli di ricchezza colpiti dalla crisi. Gli investimenti, risentendo della incertezza sulle prospettive dell’attività economica, scenderebbero del 15 per cento nel 2020 e recupererebbero circa due terzi della diminuzione nel biennio successivo. Le esportazioni di beni e servizi si ridurrebbero di quasi il 16 per cento nel 2020, riflettendo l’andamento della domanda estera e il sostanziale arresto nell’anno in corso dei flussi turistici internazionali, per poi tornare a crescere nei due anni seguenti. Le importazioni seguirebbero una dinamica simile.