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A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, prende il via un maxi incidente probatorio che mira a riesaminare con le tecniche più avanzate i reperti raccolti all’epoca. Un lavoro delicato e complesso, segnato da tensioni tra consulenti e periti, che potrebbe far emergere nuovi elementi utili a fare chiarezza su una delle vicende giudiziarie più controverse degli ultimi decenni.
Garlasco, assenti gli avvocati di Sempio al primo giorno di incidente probatorio
Tra gli assenti del primo giorno di incidente probatorio figuravano gli avvocati di Andrea Sempio, l’attuale indagato. L’avvocata Angela Taccia ha spiegato con una nota stampa che ha ritenuto non necessaria la sua presenza, confidando pienamente nelle capacità e nella professionalità del consulente Generale Garofano. Ha sottolineato che le operazioni tecniche relative agli accertamenti genetici spettano ai periti e ai rispettivi consulenti di parte, che possiedono la formazione adeguata in materia. Ha aggiunto di credere fermamente che ciascuno debba limitarsi alle proprie competenze, per evitare di creare ulteriore confusione e clamore mediatico.
Garlasco, l’impronta “97f” nel mirino
Nella nuova indagine della Procura di Pavia, l’impronta denominata “97f” viene considerata un elemento fondamentale. Secondo gli inquirenti, questa traccia sarebbe compatibile con la mano sinistra dell’aggressore, anche se non sembrerebbe riconducibile ad Andrea Sempio, unico nuovo indagato nel caso. Nel 2007 il Ris di Parma aveva classificato quella stessa impronta come una traccia di sangue, rinvenuta sul muro di sinistra della scala che conduce alla tavernetta della villetta di via Pascoli, luogo del ritrovamento del corpo di Chiara Poggi.
L’avvocato Giada Bocellari, difensore di Stasi, ha confermato che i reperti sono stati conservati correttamente e ha sottolineato la necessità di esaminare la traccia “97f”. Invece, Dario Radaelli, consulente della famiglia Poggi, ha espresso dubbi, definendo l’impronta più una strisciata che una vera traccia e criticando l’uso mediatico delle nuove evidenze. Secondo lui, la Procura la considera una mano insanguinata, ma su questo rimangono molte perplessità.
Garlasco, dall’impronta 33 ai para-adesivi: le lacune nell’incidente probatorio
Non è bastata una sola giornata per completare il maxi incidente probatorio relativo al delitto di Garlasco, finalizzato a isolare il DNA da “campioni biologici” e reperti mai analizzati o con esiti incerti, conservati per 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi.
Presso la Questura di Milano, undici esperti tra periti del tribunale di Pavia e consulenti di procura e difesa hanno lavorato insieme nelle operazioni peritali: i tecnici della scientifica nominati dal gip Daniela Garlaschelli, Denise Albani e Domenico Marchegiani, hanno aperto due scatoloni consegnati la settimana scorsa dall’Unità di Medicina Legale dell’Università di Pavia e dal Comando provinciale dei carabinieri di Milano in via Moscova. Sarà dunque necessario dedicare ulteriori giorni per accertare quali reperti sono ancora utilizzabili nell’inchiesta che vede indagato Andrea Sempio per l’omicidio di Chiara Poggi.
Secondo le prime indiscrezioni, dalle impronte analizzate non è emersa alcuna traccia di sangue. Su un totale di trenta fasce contenenti impronte, ne sono state esaminate 18, tra cui la numero 10, da cui sono stati prelevati 24 campioni di DNA senza però rilevare la presenza di sangue.
L’“impronta papillare numero 10”, individuata sulla parte interna della porta d’ingresso della villetta dei Poggi, rappresenta un elemento rilevante nella nuova indagine. Si tratta infatti di una presunta “mano sporca” lasciata dall’assassino, che all’epoca del delitto non venne sottoposta ad alcuna analisi biologica. Una consulenza dattiloscopica recente ha inoltre escluso che l’impronta appartenga a Sempio o ad Alberto Stasi.
Le prime attività si sono concentrate sulla verifica della catena di custodia dei reperti, tra cui frammenti di un tappetino da bagno, confezioni di tè, cereali, biscotti, yogurt e sacchetti della spazzatura, confrontando i verbali di consegna con il contenuto effettivo di scatole e buste sigillate. Successivamente è stata avviata la fase di acquisizione di possibili residui biologici dalle 35 strisce para-adesive utilizzate nel 2007 dal Ris per raccogliere le impronte nella villetta di via Pascoli.
Non sarà invece esaminata la traccia numero 33, l’impronta attribuita dalla Procura a Sempio e prelevata dalla seconda parete destra delle scale che conducono allo scantinato dove fu trovato il corpo della vittima, poiché la provetta contenente quel campione non sarebbe stata rinvenuta.
È stata definita una road map per gli accertamenti da effettuare nel contraddittorio entro i 90 giorni concessi dal gip, con la consegna del rapporto finale prevista per il 17 settembre e la discussione in udienza fissata per il 24 ottobre.